San Giorgio, il Drago, Battiato e Morgana!

San Giorgio, il Drago, Battiato e Morgana!
Di Sara Ascoli


La storia potrebbe iniziare con un laconico: C’era una volta…
E c’è sempre. Aggiungerei.
La storia è quella di San Giorgio e il Drago. Di ogni Uomo. Di ogni suo Drago.
Del nostro santo protagonista molte sono le tradizioni che si accavallano e si intrecciano. Ma nessuno conosce realmente la storia. O forse nessuno osa conoscerla. Poiché è la storia di ognuno.
Nella tradizione cristiana San Giorgio è il santo che riesce, appunto, ad uccidere il Drago a cui ogni abitante del luogo deve offrire quotidianamente il proprio sostentamento, sacrificando i propri averi pur di mantenere buona la bestia.
San Giorgio è l’eroe corazzato ed armato di spada che viene a salvare la Vergine Bianca, la Principessa Pura promessa a colui che avrebbe eliminato il temibile drago.
Nella tradizione alchemica, San Giorgio, come ogni Cavaliere, è il simbolo di una fase di trasformazione dell’uomo comune: colui che giura fedeltà alla principessa (l’Anima), che sceglie di edificare la propria esistenza per proteggerla ed onorarla. A costo della vita.
In realtà, con il giuramento iniziatico il Cavaliere presta servizio solo a se stesso: alla propria anima, alla propria evoluzione spirituale. Sceglie di vivere i suoi giorni servendo, obbedendo ad un’intelligenza superiore.
L’uomo comune è invece ancora schiavo delle sue passioni .
Posso citare Battiato?
Ma l' animale che mi porto dentro
non mi fa vivere felice mai
si prende tutto anche il caffè
mi rende schiavo delle mie passioni…

L’uomo è schiavo delle sue passioni. Del proprio ego, della sociale mondanità, degli interessi spiccioli, del bisogno di controllo, di sicurezza, di riconoscimento, approvazione. Della sua Paura.
E fin quando la maschera dell’ordine sociale ad arte cela e contiene i bisogni interiori dell’uomo, i suoi istinti più nascosti, la sua Ombra può cullarsi nel letargo: dormire nelle profonde oscurità di una caverna.
In un precedente post (Huston abbiamo un problema! Ovvero l’Io in mente e la quiete perduta) ho inserito un’immagine ormai celebre: il dipinto di Paolo Uccello “San Giorgio e il Drago”.

Ecco il nostro Drago: la mente, l’ego, le passioni, la bestia.
Ed ecco alle sue spalle la caverna oscura che si apre dalle viscere della terra, dal profondo della materia: la sua tana inviolata e indisturbata. In altre versioni della tradizione il Drago vive nelle profondità di un lago, le cui acque stanno a simboleggiare il principio lunare, il polo femminile, Luna-Mercurio, le passioni, l’emotività indistinta. L’Acqua non possiede forma propria, bensì riempie tutti gli spazi e copre ogni cosa rendendola superficie indifferenziata: è desiderio di immedesimazione ed identificazione.
Il corpo e la mente dell’uomo comune sono tranquillamente cullati nel tormento degli abissi o dell’oscurità:  l’Ovunque in cui non si porta luce; tutto ciò che non viene a galla, che non emerge alla luce della consapevolezza giace là.
Abbiamo ora una vaga idea di cosa sia e come funzioni la mente (vedi post precedente), di cosa si intenda per passioni. Di quella forza ostinata che ci costringe a dondolare tra passato e futuro, che corrode ogni gioia incatenandoci l’anima al tormento, al logorio incessante che ci fa vivere come al di là di un vetro, mentre la vita scorre al di fuori, lontana da noi. Bene, il Drago è lì, abita quei territori: quell’oscurità in cui ognuno di noi perde la strada e perde se stesso;  la tenebra infinita in cui ogni uomo crede di essere la sua mente, pensa di essere il suo pensiero, si veste di rabbia, indossa la maschera della paura, ritiene di lottare contro il destino, brama di possedere per sempre un corpo, una persona, sopravvive nella fretta del domani, nell’immobilità di ciò che è stato, ormai incapace di arrendersi alla vita.
Posso citare Battiato?
e non si arrende mai e non sa attendere
e l' animale che mi porto dentro vuole te.


A ben guardare il dipinto, salta subito agli occhi l’immagine di una fanciulla. È la dama promessa in dono al Cavaliere che ucciderà il Drago e la farà salva.  O se vogliamo, è la Principessa a cui l’Uomo nuovo ha giurato fedeltà e servizio. È l’Anima pura con cui ricongiungersi. Al momento è prigioniera, è legata al Drago-Mente-Passioni. Ha vissuto dunque nell’oscurità sotterranea: non era visibile, ed è tutt’uno con la Bestia.
Questo accade all’uomo comune, ad ogni uomo. Ogni volta accade. La sua Anima è prigioniera, non emerge. L’uomo non ne sente nemmeno più il richiamo: confonde la sua voce con il ruggito del Drago.   Il lamento proviene dalla notte dell’Anima, dalla tenebra della caverna. La sua voce si confonde con il brusio della mente, con le urla delle passioni. Avverte dolore, sofferenza, inquietudine, angoscia, paura, odio, amore-possesso, amore-dipendenza…e crede che quella sia la sua Anima. In realtà è solo il Drago.
Lui la tiene in scacco, prigioniera di pulsioni psichiche: è allacciata alla sua testa.
E se fosse un guinzaglio? Se non fosse l’orrenda Bestia a imprigionare la Principessa? se invece fosse Lei ad usare il Drago come suo guardiano? Ma non è messa là proprio a custodire l’antro oscuro, il percorso interiore?  Ci rifletto su e provo ad accorgermi…

E’ poi così cattiva questa mente? Non è proprio quando il dolore si fa insopportabile, la paura attanaglia ogni istante, la felicità sembra alla portata di tutti fuorché essere lì per noi; non è proprio quando siamo esausti di consideraci vittime del destino, quando siamo stanchi di dover recitare la parte che gli altri hanno scritto per noi; quando  smettiamo di ostinarci a lottare contro gli eventi arrendendoci alla vita che il Drago si ridesta dal suo letargo e brucia forte dentro noi?
A me pare che sia proprio in quei momenti in cui ci sembra di aver perduto ogni cosa, ogni appiglio, di non essere più al sicuro nella nostra tana (ma chi era in tana noi o la Bestia?) che la Dama bianca conduce alla luce il Drago.
Ci offre (offre a noi, al Cavaliere) la possibilità di addestrare quelle passioni, di superare le paure. Ogni Eroe non sarebbe in grado di compiere la propria missione se non ci fosse l'intercessione e il sapere della Compagna pura.
Da una parte è la Principessa alleata del Cavaliere; dall’altra è la dama legata al Drago. Può essere luce o oscurità, a seconda che se ne riconosca il canto o non lo si confonda con i versi orribili della bestia. La sacra fanciulla possiede il dono della trasmutazione. È grazie a lei che l’uomo comune può mutarsi in eroe cavaliere. Lei è Morgana (dal celtico o  gallese, “riva o cerchio del mare”. Compagna-sorella di Artù, che lo aiuta a guarire dalle sue ferite mortali); è Miriam (in ebraico-egizio, “principessa” oppure “signora delle acque del mare”. Era la prima sacerdotessa dell’Antico Testamento, il cui nome deriva dall’antico egizio MRY, “amore”); è Marianna (in egizio “amata dal Dio Ammon”, Dio dei fenomeni naturali ed inspiegabili); è Moira (dal grego antico “destino, partecipazione, sorte”. Nella mitologia greca le Moire erano figure connesse con l'esecuzione del destino assegnato a ciascuna persona. In alternativa può derivare dall'egiziano, dove significa "amata", mentre altre interpretazioni lo ipotizzano una forma anglicizzata del nome Máire, forma irlandese di Mary[1]); è l’Imperatrice dei tarocchi o la Vergine Maria (in ebraico, a seconda delle versioni è “goccia del mare”, “altezza”, “maestra, signora”) che schiacciano sotto il piede il serpente (drago) .
La lettera iniziale di ognuna di queste figure femminili archetipiche  è la Mem ebraica, il cui significato è acqua. Non sono più le acque degli abissi oscuri che custodiscono il Drago.  Si tratta qui del potere di dominare le acque: sono tutte Signore delle acque, figure in grado di dominare la natura, l’umana natura e accompagnarla alla trasmutazione con il divino.

Il Drago chiede di essere combattuto, ammaestrato, vinto e trasformato da una forma di “intelligenza” superiore, rappresentata simbolicamente dalla Principessa e dal combattimento di San Giorgio.


In un altro celebre dipinto, San Giorgio e il Drago ma di Raffaello  Sanzio, questa volta, notiamo un particolare: una lancia spezzata. Simbolicamente la lancia sta ad indicare la parola, come a dire. “con il Drago non si viene a patti parlando!” Anche il nostro linguaggio è un’opera della mente. Con la parola ci mascheriamo in continuazione, ci difendiamo, prendiamo le distanze (proprio come con una lancia!); neghiamo e confondiamo la realtà, la rendiamo oscura o cerchiamo di possederla, con quell’irrefrenabile bisogno di analizzare, capire, afferrare, giustificare…

No, con la Bestia non si ragiona. La parola non ne placa la furia. È necessaria una spada, è indispensabile fronteggiarla con il simbolo della forza, del coraggio, della lama che divide e scioglie; della coscienza di sé (nel Medioevo le spade avevano un nome proprio e con la loro lucentezza fungevano da specchio). E’ la spada degli Angeli, la lama rotante dei Cherubini; il simbolo di luce e conoscenza dei maghi come Merlino o dei Cavalieri come Artù che in essa rinvenivano il potere  dell’automiglioramento che conduce all’identificazione tra l’Assoluto e l’identità personale.
Questo è il duello tra il Cavaliere e il Drago. Ma l’uomo comune lo teme. Ha paura di essere annientato, di perdere se stesso (è completamente identificato con la mente e le passioni) e il proprio mondo (la tana oscura)  opponendosi alla bestia. E’ terrorizzato alla sola idea di dover portare alla luce il temibile animale e addomesticarlo.
Posso citare Battiato?
Dentro me segni di fuoco e l'acqua che li spegne
se vuoi farli bruciare tu lasciali nell' aria
oppure sulla terra.

Il terreno in cui avviene lo scontro è arido, mentre alle spalle di San Giorgio si distende una  già fertile campagna, sovrastata da una curiosa nube a spirale. La spirale è simbolo dell’infinito, di Dio (dell’Universo, della Vita…ad ognuno il suo!): il Cavaliere eroe è in missione per Dio! A ben guardare la spirale sovrasta il Santo che ne pare quasi una sua emanazione.  Questo Dio procura la saggezza all’uomo-eroe che ha scelto di dominare i suoi draghi e la trasmette tramite l’Anima-compagna.
Il cavaliere dovrà recidere il capo al  drago. Alla base della sua testa è legata la Principessa ed è solo recidendo, dividendo il puro dall’impuro che dalla testa morta rinascerà lo spirito divinizzato.
Così la materia viene purificata e spiritualizzata.
Posso citare Battiato?
Vivere non è difficile
Potendo poi rinascere [2]


[2] testo de: L’animale. Franco Battiato.

 Grazie per aver letto fino a qui!


Commenti

  1. Questo è tutto secondo la religione, comunque è stato molto interessante.

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  2. Grazie bell'anima.
    Come religione intendevi il Cristianesimo?
    Parliamo di un personaggio di tale tradizione.
    Buona Vita
    Sara

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