PAS (persone ad alta sensibilità)
Chi sono le persone ad alta sensibilità?
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Quando si realizza di essere una persona ad alta sensibilità, molti pezzi della propria vita tornano ad incastrarsi come per magia: l'immagine perende forma come un gigantesco puzzle che, finalmente, evidenzia il perchè di così tanta singolarità.
Le persone ad alta sensibilità, o PAS da sempre si percepiscono diverse. Hanno troppo a lungo creduto che in loro qualcosa fosse stato montato male, che fossero difettose: quel sentire la vita esplodere dentro per un non nulla e, al contempo, avvertire tutto così complesso, difficile, veloce, esageratamente caotico. Aver così tante volte provato la sensazione di essere nell'epoca sbagliata. O sul pianeta sbagliato.
Quel saper leggere le persone come fossero trasparenti e, invece, dover tacere ciò che nemmeno l'altro sa di se stesso: per pudore, vergogna, rispetto o inutilità. Già, perchè una PAS apprende molto presto che il suo parlare è sempre troppo: troppo difficile, misterioso, profondo. Troppo. E allora impara a sorridere tacendo.
L'empatia che provano le PAS ha quasi del paranormale: talvolta sembra che abbiano la sfera di cristallo nascosta in tasca.
Il loro grado di consapevolezza spaventa e spiazza: in questo mondo la quasi totalità degli individui stringe vicendevoli accordi per sostenere le reciproche, accomodanti, finzioni di comfort. Le persone ad alta sensibilità sono invece devote alla verità e vanno in giro rivelando a tutti che il Re è nudo!
Le PAS non possono fare a meno di accorgersi di quanta bellezza ci sia intorno: una foglia, un lombrico, un bagliore oppure la sagoma di un'ombra parlano loro con melodica armonia. E queste persone, con il loro fardello genetico, si commuovono onorate della beatificante percezione per poi sprofondare nell'amara tristezza dell'impossibilità di umana condivisione. A chi rivelare quest'estasi dell'animo? Chi potrebbe comprenderle? Si scrutano intorno con quel loro radar sensoriale a cui non sfugge elemento alcuno e non trovano nessuno pronto a vibrare allo stesso modo. L'istante successivo stanno già processando altre centinaia di segnali e informazioni; tracciando connessioni tra i vari aspetti della realtà visibile e invisibile; ricordando con sorprendente vividezza la micromimica facciale di un conoscente di decenni fa; etc.
Le PAS si esaltano del silenzio: lo assaporano, lo esplorano, interrogano; si pacificano l'animo in quelle note che solo loro sembrano saper danzare. Il silenzio è loro amico: le protegge dal sovraccarico di stimoli, dalla frenesia delle immagini.
Solitudine, penombra, silenzio e natura sono i compagni prediletti delle PAS: così cordiali, discreti, aggraziati, delicati e trasparenti. E così intensi. Così arrendevoli alla contemplazione muta che queste persone, per biologia, non possono evitare. La parola è stancante: i nomi separano le cose e le parole ingaggiano guerre di conquista; i fonemi sono come lancette di un orologio severo che batte un tempo in affanno. Il non verbale ha il profumo inebriante del pane caldo: sa di buono, di pace, di landa protetta, di respiro lungo.
Un'altra grande amica delle PAS è la distanza: promette e mantiene di custodire intatto quel velo sottile che è la loro pelle. La sacra distanza evita che esplosive cariche emotive deflagrino la garza esile del cuore, la seta diafana dell'apparato uditivo, l'organza delle iridi.
In questo mondo governato dal potere e dalla velocità, dalla sfrenata superficialità d'esibizione, gli abissi di una PAS paiono anacronismi disadattivi.
Hanno un'etica, valori sublimi, una spritualità spiccata; perseguono sempre il meglio; sono dedite all'onestà e al miglioramento di sè; sono incorruttibili maestri di resilienza.
E sono estremamente fragili.
Il loro organismo non sopporta sostanze alteranti, eccittanti, nervini, zuccheri. La sovrastimolazione li affatica e devitalizza; la mediocrità causa loro dolore fisico; l'assenza di amore e comprensione li sfinisce.
Aver avuto in dotazione questa genetica così singolare in questo mondo così alla deriva, può far sentire una persona ad alta sensibilità come sbagliata, malata, difettosa, disadattata. Niente di più falso: eppure è così che si sentono.
Scoprirsi una PAS permette il perdono: perdonare se stessi e perdonare l'altro, il prossimo, un genitore, un amico, un partner. Quante volte le PAS si sono interrogate sulla totale insensibilità altrui? "Come è possibile che non compenda, che non veda, che non senta?" E hanno svoltato l'angolo: più sole di prima.
Prendere consapevolezza di essere una persona ad alta sensibilità implica anche apprezzare che l'altro non abbia la stessa propria genetica: che quel sentire, percepire, intuire alla velocità della luce e tutto, ogni cosa, con un'enorme intensità è una prerogativa di pochi. L'altro non ha colpa, come non l'hanno le PAS. Nessuno è sbagliato: si è solo diversi. O complementari.
E' un fardello?
E' un fardello.
E' un dono?
E' un dono. E come tale va offerto.
Si può migliorare il proprio stile di vita per alleggerirne un pò il peso?
Si può.
A cominciare dall'ambiente, le relazioni, la professione, gli interessi, la rieducazione emotiva, la conservazione delle energie; la rielaborazione del vissuto infantile e adolescenziale alla luce dell'alta sensibilità.
Per sostegno, orientamento, rieducazione emotiva, miglioramento della qualità di vita: Dott.ssa Sara Ascoli
Sii Reale
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