Il Mondo come specchio dell'Ego!
di Sara Ascoli
Da piccoli abbiamo assistito inorriditi a strane condotte negli adulti. Non capivamo il perché di quei comportamenti e ci hanno fatto arrabbiare. Più e più volte ci veniva ripetuto che da grandi avremo capito…..chissà…forse avevano ragione loro…forse no. Ma quasi ogni bambino prima o poi ha ripetuto a sé stesso: io non diventerò mai così.
Assisto quotidianamente a racconti di anime ferite che mi confidano come dai loro genitori abbiamo per lo meno imparato come non essere, cosa non si deve fare.
Da piccoli eravamo bravissimi a lasciar andare e cercare una nostra strada!
Per chi ha il coraggio e la fortuna di oltrepassare da grande il confine genitoriale, ripetendo simbolicamente quel distacco che ha luogo nella nascita, si apre dinanzi agli occhi uno spettro più vasto. Non sono più gli adulti famigliari quelli a cui non si desidera somigliare: ora c’è un’intera società, un intero Mondo!
Le dinamiche che spesso governano questo Mondo ci appaiono incomprensibili, impossibili… esattamente così come era per noi bambini osservare esterrefatti i comportamenti di mamma e papà. E ancora una volta ci sentiamo ripetere: “vedrai, quando entrerai nel mondo del lavoro capirai; quando avrai una famiglia imparerai anche tu; sì, anche io lo dicevo prima, alla tua età…poi crescendo ti accorgerai….”
Ancora una volta, ma ancora per poco, ci diciamo: io non ci sto! È l’età dell’adolescenza, o poco dopo, della ribellione ad ogni costo…del cercarsi ad ogni costo….ma dura poco.
Fino a qualche tempo fa ero una convinta sostenitrice del fatto che oggi l’adolescenza si protrae troppo a lungo, per lo meno nella società Occidentale. Che si assisteva ad un pullulare di 40enni (ed oltre) ancora in cerca del loro posto nel Mondo. Ancora infestati dall’acne giovanile del “ancora non lo so…ci penserò prima o poi”…
Ho cambiato modo di sentire.
Avverto invece una tendenza troppo precoce a saldare l’Io nel Mondo. Antropologicamente parlando, in tempi ormai andati, in aree geografiche più o meno distanti da noi, l’uomo nasceva con un senso di identità ed appartenenza molto forte: alla famiglia, al Clan, alle proprie divinità ed usanze, alla Natura…. C’erano fortissimi riti di passaggio che scandivano tappa per tappa l’esistenza di ogni singolo e il suo transitare verso nuovi ordini. Al di là delle apparenze (mi piace frequentare certe zone!) questo forte senso di identità ed appartenenza collettiva simbolicamente non rinchiudeva staticamente l’essere umano in una monolitica definizione della propria identità. Bensì, era proprio il fatto di aver le spalle coperte, la certezza delle origini, il legame saldo, che garantiva la possibilità di infrangere tale transitoria immagine del sé. Al distacco si veniva addestrati fin da piccolissimi: dal grembo delle donne agli arnesi degli uomini; dalla famiglia al Clan; dal clan alla società: si cambiava nome, status; in alcuni casi si era costretti persino a cambiare residenza ad ogni tappa evolutiva; si cambiava la propria guida spirituale e si prestava fede a figure differenti, abbandonando i sacri riferimenti precedenti.
Attualmente il modello dominante della famiglia non offre più un sostegno solido al concetto di origini; non lo fa la religione, men che mai la società offre un senso di appartenenza. Non ci sono più effettivi riti di passaggio…e poi, dove si dovrebbe passare? al di là di cosa si dovrebbe andare in questo Mondo? Resta ancora saldo il limite dei 18 anni per la patente (16 negli USA)…così che guidare la macchina segna socialmente l’ingresso alla maggiore età!
Bleah!
La mancanza di radici solide forza la ricerca di un porto sicuro: il lavoro, la coppia, i figli….ma ancor di più di un’identità, di una personalità ben marcata, definita. “non voglio essere come i miei genitori; non voglio essere come la maggior parte delle persone che popolano questo mondo…io sarò diverso/a”…..è il ritornello che riempie le bocche dei più fino ai 20 anni…poi muta in “ormai è tardi per cambiare. Ho fatto queste scelte…ormai…le devo portare fino in fondo; ho già 22-30-40 anni, oramai che vuoi che faccia più di diverso?
Oramai…. Ora, mai!
La ricerca forzata del “chi sono” o meglio del “chi devo essere” porta la maggior parte delle persone a cercare se stesse (più o meno consapevolmente) nel mondo circostante. Tutt’intorno vi sono modelli di riferimento a cui ispirarsi per costruire se stessi: nel corpo, nel lavoro, nel comportamento, nelle scelte….Alcuni ci riescono e fino a quei famosi 40 anni ed oltre non si accorgono di nient’altro.
Ma ci sono gli sconfitti. Quelli che hanno fallito. Quelli che stanno sbagliando. Ci sono quelli che non amano vestirsi alla moda, che non guardano la televisione, che se ne fregano della politica, che si disinteressano della conquista di un partner o del divenire genitori. Che non si sentono gratificati da una promozione o dall’aver superato la prova costume. Che non sanno cosa farsene di una professione; Ci sono quelli che non sanno attaccar bottone in una discoteca poiché in una discoteca non andrebbero mai! Che non sentono il rumore delle bombe, il dramma dell’uranio impoverito, la fame, l’aids, il cancro, le scie chimiche, i complotti. Che si annoiano alle cene di compleanno e non sanno perché scusarsi se ti urtano un gomito nel tram. Ci sono quelli per cui il sesso è solo una delle tante attività di competenza politica! Quelli dall’animo pesante e insofferente, che non si riconoscono in nulla e nessuno. E di ciò si crucciano. E per questo si ritirano. E alcuni li definiscono personalità non integrate, depressi, disadattati….
Per me sono i Giusti.
Ma forse loro non lo sanno ancora.
Il Mondo li chiama, come chiama tutti noi a diventare qualcuno, a fare qualcosa…ma loro non sanno cosa, non sentono chi poter essere in questo Mondo. E si guardano in giro e cercano molto. Sono cercatori, sì!
Cercano e frugano per ogni dove nella speranza che qualcosa faccia loro brillare gli occhi.
Per coloro i quali hanno intrapreso un cammino di consapevolezza è ormai chiaro il concetto che tutto in questo Mondo riflette noi stessi. Ogni cosa è un’imitazione inconsapevole di un nostro aspetto, di una nostra capacità o limite.
Ebbene: è vero e non è vero. Tutto in questo mondo è riflesso del mio ego, non di me, non del mio Essere.
Questo Mondo è la Dimora dell’Ego…e non può che riflettere quello. Nulla più.
Il Mondo che chiama e l’incapacità di saper rispondere con una modalità che sembri adatta è il dono che l’Angelo della Presenza reca al cospetto della nostra Anima: Non è al Mondo che devi rispondere, ma alla tua Anima. Non è nel Mondo che devi specchiarti per cercare te stesso. Tu sei Altrove.
Il concetto si fa più chiaro se pensiamo ad una di quelle situazioni in cui abbiamo provato recentemente rabbia. Una persona, un evento ci ha fatto arrabbiare moltissimo. Ma noi siamo sulla strada della conoscenza e ci siamo sforzati di capire il perché di quella rabbia! E dopo svariate domande ed elusive risposte siamo giunti alla conclusione che Mario Rossi, l’impiegato postale incompetente che oggi ci ha fatto fare tardi ad un appuntamento di lavoro scatenando in noi una rabbia funesta…rifletteva solo la rabbia che in effetti mal celavamo per quell’inutile appuntamento di lavoro in cui avremmo sprecato il nostro tempo con quell’imbecille di Fabio Marroni!
Che bravi! E così abbiamo perdonato Mario Rossi, ed imparato a prendere le distanze, a riconoscere l’attaccamento che avevamo per il “nostro” tempo, quello che tutti volevano farci perdere. Ed ora iniziamo a lavorare sul “lasciare andare”, poiché abbiamo scoperto, grazie a una curiosa quanto banale situazione, di avere un attaccamento, un’impennata dell’Ego, di quell’esserino spavaldo e spaventato sempre timoroso di perdere qualcosa e di non aversi mai abbastanza.
Ma è sempre così. Tutto ciò che questo mondo può riflettere di noi stessi è Ego. Se ci specchiamo in questo Mondo non vedremo che ciò di cui dovremo, prima o poi fare a meno. Tutto ciò che di noi riconosciamo nel Mondo è ciò che siamo invitati a lasciare andare.
Per ogni Anima di Luce la strada è Altrove. Cercarsi nel mondo equivale a garantirsi sofferenza. Il dolore che si avverte è l’inconsapevole resistenza a rispondere alla chiamata della propria Anima: Io Sono Qui, sembra dirci. Il disagio che si prova nel riconoscersi dei disadattati al Mondo è la voce con cui l’Angelo della Presenza ci chiama a specchiarci nella Luce: l’unica che può riflettere la nostra reale Essenza. Ed è Altrove. Non nel Mondo. Non è il tuo Io che devi saldare nel Mondo: è da disintegrare quell’Io! Ed il Mondo è qui non affinché si impari ad adattarsi ed integrarsi ad esso….ma come dono: come uno specchio, un inganno di doppi, che riflette l’illusione di un Io (Ego) che viene invitato a dissolversi.
Grazie di aver letto fin qui!
Da piccoli abbiamo assistito inorriditi a strane condotte negli adulti. Non capivamo il perché di quei comportamenti e ci hanno fatto arrabbiare. Più e più volte ci veniva ripetuto che da grandi avremo capito…..chissà…forse avevano ragione loro…forse no. Ma quasi ogni bambino prima o poi ha ripetuto a sé stesso: io non diventerò mai così.
Assisto quotidianamente a racconti di anime ferite che mi confidano come dai loro genitori abbiamo per lo meno imparato come non essere, cosa non si deve fare.
Da piccoli eravamo bravissimi a lasciar andare e cercare una nostra strada!
Per chi ha il coraggio e la fortuna di oltrepassare da grande il confine genitoriale, ripetendo simbolicamente quel distacco che ha luogo nella nascita, si apre dinanzi agli occhi uno spettro più vasto. Non sono più gli adulti famigliari quelli a cui non si desidera somigliare: ora c’è un’intera società, un intero Mondo!
Le dinamiche che spesso governano questo Mondo ci appaiono incomprensibili, impossibili… esattamente così come era per noi bambini osservare esterrefatti i comportamenti di mamma e papà. E ancora una volta ci sentiamo ripetere: “vedrai, quando entrerai nel mondo del lavoro capirai; quando avrai una famiglia imparerai anche tu; sì, anche io lo dicevo prima, alla tua età…poi crescendo ti accorgerai….”
Ancora una volta, ma ancora per poco, ci diciamo: io non ci sto! È l’età dell’adolescenza, o poco dopo, della ribellione ad ogni costo…del cercarsi ad ogni costo….ma dura poco.
Fino a qualche tempo fa ero una convinta sostenitrice del fatto che oggi l’adolescenza si protrae troppo a lungo, per lo meno nella società Occidentale. Che si assisteva ad un pullulare di 40enni (ed oltre) ancora in cerca del loro posto nel Mondo. Ancora infestati dall’acne giovanile del “ancora non lo so…ci penserò prima o poi”…
Ho cambiato modo di sentire.
Avverto invece una tendenza troppo precoce a saldare l’Io nel Mondo. Antropologicamente parlando, in tempi ormai andati, in aree geografiche più o meno distanti da noi, l’uomo nasceva con un senso di identità ed appartenenza molto forte: alla famiglia, al Clan, alle proprie divinità ed usanze, alla Natura…. C’erano fortissimi riti di passaggio che scandivano tappa per tappa l’esistenza di ogni singolo e il suo transitare verso nuovi ordini. Al di là delle apparenze (mi piace frequentare certe zone!) questo forte senso di identità ed appartenenza collettiva simbolicamente non rinchiudeva staticamente l’essere umano in una monolitica definizione della propria identità. Bensì, era proprio il fatto di aver le spalle coperte, la certezza delle origini, il legame saldo, che garantiva la possibilità di infrangere tale transitoria immagine del sé. Al distacco si veniva addestrati fin da piccolissimi: dal grembo delle donne agli arnesi degli uomini; dalla famiglia al Clan; dal clan alla società: si cambiava nome, status; in alcuni casi si era costretti persino a cambiare residenza ad ogni tappa evolutiva; si cambiava la propria guida spirituale e si prestava fede a figure differenti, abbandonando i sacri riferimenti precedenti.
Attualmente il modello dominante della famiglia non offre più un sostegno solido al concetto di origini; non lo fa la religione, men che mai la società offre un senso di appartenenza. Non ci sono più effettivi riti di passaggio…e poi, dove si dovrebbe passare? al di là di cosa si dovrebbe andare in questo Mondo? Resta ancora saldo il limite dei 18 anni per la patente (16 negli USA)…così che guidare la macchina segna socialmente l’ingresso alla maggiore età!
Bleah!
La mancanza di radici solide forza la ricerca di un porto sicuro: il lavoro, la coppia, i figli….ma ancor di più di un’identità, di una personalità ben marcata, definita. “non voglio essere come i miei genitori; non voglio essere come la maggior parte delle persone che popolano questo mondo…io sarò diverso/a”…..è il ritornello che riempie le bocche dei più fino ai 20 anni…poi muta in “ormai è tardi per cambiare. Ho fatto queste scelte…ormai…le devo portare fino in fondo; ho già 22-30-40 anni, oramai che vuoi che faccia più di diverso?
Oramai…. Ora, mai!
La ricerca forzata del “chi sono” o meglio del “chi devo essere” porta la maggior parte delle persone a cercare se stesse (più o meno consapevolmente) nel mondo circostante. Tutt’intorno vi sono modelli di riferimento a cui ispirarsi per costruire se stessi: nel corpo, nel lavoro, nel comportamento, nelle scelte….Alcuni ci riescono e fino a quei famosi 40 anni ed oltre non si accorgono di nient’altro.
Ma ci sono gli sconfitti. Quelli che hanno fallito. Quelli che stanno sbagliando. Ci sono quelli che non amano vestirsi alla moda, che non guardano la televisione, che se ne fregano della politica, che si disinteressano della conquista di un partner o del divenire genitori. Che non si sentono gratificati da una promozione o dall’aver superato la prova costume. Che non sanno cosa farsene di una professione; Ci sono quelli che non sanno attaccar bottone in una discoteca poiché in una discoteca non andrebbero mai! Che non sentono il rumore delle bombe, il dramma dell’uranio impoverito, la fame, l’aids, il cancro, le scie chimiche, i complotti. Che si annoiano alle cene di compleanno e non sanno perché scusarsi se ti urtano un gomito nel tram. Ci sono quelli per cui il sesso è solo una delle tante attività di competenza politica! Quelli dall’animo pesante e insofferente, che non si riconoscono in nulla e nessuno. E di ciò si crucciano. E per questo si ritirano. E alcuni li definiscono personalità non integrate, depressi, disadattati….
Per me sono i Giusti.
Ma forse loro non lo sanno ancora.
Il Mondo li chiama, come chiama tutti noi a diventare qualcuno, a fare qualcosa…ma loro non sanno cosa, non sentono chi poter essere in questo Mondo. E si guardano in giro e cercano molto. Sono cercatori, sì!
Cercano e frugano per ogni dove nella speranza che qualcosa faccia loro brillare gli occhi.
Per coloro i quali hanno intrapreso un cammino di consapevolezza è ormai chiaro il concetto che tutto in questo Mondo riflette noi stessi. Ogni cosa è un’imitazione inconsapevole di un nostro aspetto, di una nostra capacità o limite.
Ebbene: è vero e non è vero. Tutto in questo mondo è riflesso del mio ego, non di me, non del mio Essere.
Questo Mondo è la Dimora dell’Ego…e non può che riflettere quello. Nulla più.
Il Mondo che chiama e l’incapacità di saper rispondere con una modalità che sembri adatta è il dono che l’Angelo della Presenza reca al cospetto della nostra Anima: Non è al Mondo che devi rispondere, ma alla tua Anima. Non è nel Mondo che devi specchiarti per cercare te stesso. Tu sei Altrove.
Il concetto si fa più chiaro se pensiamo ad una di quelle situazioni in cui abbiamo provato recentemente rabbia. Una persona, un evento ci ha fatto arrabbiare moltissimo. Ma noi siamo sulla strada della conoscenza e ci siamo sforzati di capire il perché di quella rabbia! E dopo svariate domande ed elusive risposte siamo giunti alla conclusione che Mario Rossi, l’impiegato postale incompetente che oggi ci ha fatto fare tardi ad un appuntamento di lavoro scatenando in noi una rabbia funesta…rifletteva solo la rabbia che in effetti mal celavamo per quell’inutile appuntamento di lavoro in cui avremmo sprecato il nostro tempo con quell’imbecille di Fabio Marroni!
Che bravi! E così abbiamo perdonato Mario Rossi, ed imparato a prendere le distanze, a riconoscere l’attaccamento che avevamo per il “nostro” tempo, quello che tutti volevano farci perdere. Ed ora iniziamo a lavorare sul “lasciare andare”, poiché abbiamo scoperto, grazie a una curiosa quanto banale situazione, di avere un attaccamento, un’impennata dell’Ego, di quell’esserino spavaldo e spaventato sempre timoroso di perdere qualcosa e di non aversi mai abbastanza.
Ma è sempre così. Tutto ciò che questo mondo può riflettere di noi stessi è Ego. Se ci specchiamo in questo Mondo non vedremo che ciò di cui dovremo, prima o poi fare a meno. Tutto ciò che di noi riconosciamo nel Mondo è ciò che siamo invitati a lasciare andare.
Per ogni Anima di Luce la strada è Altrove. Cercarsi nel mondo equivale a garantirsi sofferenza. Il dolore che si avverte è l’inconsapevole resistenza a rispondere alla chiamata della propria Anima: Io Sono Qui, sembra dirci. Il disagio che si prova nel riconoscersi dei disadattati al Mondo è la voce con cui l’Angelo della Presenza ci chiama a specchiarci nella Luce: l’unica che può riflettere la nostra reale Essenza. Ed è Altrove. Non nel Mondo. Non è il tuo Io che devi saldare nel Mondo: è da disintegrare quell’Io! Ed il Mondo è qui non affinché si impari ad adattarsi ed integrarsi ad esso….ma come dono: come uno specchio, un inganno di doppi, che riflette l’illusione di un Io (Ego) che viene invitato a dissolversi.
Grazie di aver letto fin qui!


Ciao Sara,
RispondiEliminavorrei sapere il motivo per il quale ci sentiamo tempestati dalla mente a lasciarci andare al mondo, alle sue abitudini, perchè siamo portati a distruggere tutto quello che fino a tre giorni fa andava bene ed ora senza nessuna ragione sembra crollarci addosso e quindi rende tutto invivibile, casa lovaoro, hobby, amore etc etc. La mente lavora per non farci vivere e al tempo stesso siamo bombardati da televisioni e persone che ci circondano che indicano dei percorsi da seguire o ci inducono a confrontarsi tra di noi, questo in determinati momenti ci porta a sentirci depressi e ansiosi, cosa dobbiamo fare?