Microbo di un Cervello!
II parte de "Pensavi davvero di poter pensare con la tua testa? Non hai ancora conosciuto il Microbiota umano"
Nell’articolo precedente: “Pensavi davvero di poterpensare con la tua testa? Non hai ancora conosciuto il Microbiota umano”, ho svelato come i nostri gusti alimentari, i malumori o il sentirsi appagati e gratificati spesso non siano che il risultato di “strategie di sopravvivenza” intraprese dal nostro microbiota umano.
Nell’articolo precedente: “Pensavi davvero di poterpensare con la tua testa? Non hai ancora conosciuto il Microbiota umano”, ho svelato come i nostri gusti alimentari, i malumori o il sentirsi appagati e gratificati spesso non siano che il risultato di “strategie di sopravvivenza” intraprese dal nostro microbiota umano.
Ora vediamo
in quanti e quali altri modi la nostra flora intestinale può determinare sin
dalla nascita il nostro carattere e la nostra personalità.
Sono sempre
più numerose le ricerche e gli studi che
negli ultimi anni hanno ormai dimostrato in quale misura il microbiota umano possa influenzare lo sviluppo neurale, la chimica del cervello e una vasta gamma
di condotte, tra cui il comportamento emotivo, la percezione del dolore e le nostre
risposte allo stress.
I batteri che vivono nel nostro intestino ( e
non solo) producono anche centinaia di sostanze neurochimiche che il cervello
usa per regolare i processi fisiologici di base così come i processi mentali,
come l'apprendimento, la memoria e l'umore. Ad esempio, batteri intestinali producono circa il 95 per
cento della fornitura del corpo di serotonina,
nota come “l’ormone del buonumore”.
In uno
studio pubblicato su Gastroenterology nel 2011, Bercik e colleghi hanno
somministrato ad un gruppo di topi timidi e schivi, un cocktail di antibiotici,
modificando radicalmente la composizione delle loro batteri intestinali: il loro comportamento cambiò completamente,
diventando così audaci ed avventurosi. In modo analogo, i ricercatori colonizzarono i ceppi batterici
di un gruppo di topi “ansiosi” con
batteri di topi “esploratori senza paura” e viceversa. Il risultato fu
inquietante: i topi ansiosi divennero perfetti esploratori, mentre quelli senza
paura divennero timidi ed esitanti (5).
Ricerche sull'uomo dimostrano che l’azione del microbiota
sul comportamento ha inizio subito dopo la nascita, quando alcuni ceppi batterici aiutano a programmare aspetti dello sviluppo cerebrale, come la
risposta allo stress, il controllo
motorio, la funzione cognitiva nonché il successivo comportamento da adulti. Studi epidemiologici hanno indicato
un'associazione tra disturbi dello sviluppo neurologico , come l'autismo e la schizofrenia, e le infezioni microbiche patogene durante il periodo
perinatale. Gli scienziati coinvolti in questa linea di ricerca sono sempre più convinti che per comprendere
appieno le nostre emozioni e comportamenti, abbiamo bisogno di studiare
l'intestino tanto quanto il cervello.
John Cryan, neuroscienziato presso la University College
Cork, Irlanda, sostiene che :
“ tutti i processi fondamentali
su cui i neuroscienziati passano la vita a lavorare si sono dimostrati essere regolati da microbi".
Il BDNF è una proteina coinvolta nella sopravvivenza e
nel differenziamento neuronale e nella neurogenesi
del cervello adulto. Pertanto il BDNF influenza le fasi di sviluppo e maturazione
del sistema nervoso centrale: regola la vita delle cellule nervose ed è alla
base di fenomeni quali apprendimento
e memoria. In più esercita un effetto
neuro protettivo verso ischemie, traumi cranici, coma ipoglicemico,
neurotossine, etc . Ecco che alterazioni
di BDNF sono correlate a varie patologie del sistema nervoso, in
particolare vi sono dati sperimentali che dimostrano una sua implicazione in: epilessia, depressione, morbo di Alzheimer
e morbo di Parkinson.
Ora, neache
a farlo apposta, nel momento in cui si viene ad alterare la flora intestinale si crea pure un’alterazione del BDNF ed un incremento dell’ansia (3,5)!
Un’altra
prova convincente per un collegamento tra il microbiota intestinale e la
funzione del cervello è a carico dei ceppi Bifidobacteria e lattobacilli
nell'intestino crasso, in grado di migliorare significativamente la performance cognitiva e la memoria ed avere
effetti ansiolitici ed antidepressivi (3).
Altri
ricercatori hanno disegnato i legami tra patologia gastrointestinale e
condizioni neurologiche psichiatriche come ansia, depressione, l'autismo, la
schizofrenia e disturbi neurodegenerativi (1,2).
Nel 2000,
un'alluvione nella città canadese di Walkerton contaminò l'acqua potabile della
città con agenti patogeni, come Escherichia coli e Campylobacter jejuni. Circa
2.300 persone soffrirono di una grave infezione gastrointestinale sviluppando di conseguenza una sindrome dell'intestino irritabile. Durante un
studio durato otto anni otto anni, il
gastroenterologo Stephen Collins della McMaster University di Hamilton, in
Canada, notò che tutte queste persone iniziarono ad essere affette da problemi
psicologici come la depressione e l'ansia.
Tali
risultati offrono l’allettante possibilità di utilizzare probiotici o sane abitudini alimentari per migliorare
la biochimica cerebrale, quindi lenire i disturbi dell'umore e d'ansia, i
deficit mnemonici e i disagi emotivi; migliorare le funzioni cognitive, la
percezione, insomma ridefinire la propria personalità e le proprie attitudini
comportamentali attraverso un uso funzionale dell’alimentazione Naturale e
Consapevole. Quando si
parla di disagi legati all’alimentazione si
è portati ben presto a pensare al sovrappeso, all’anoressia o alla bulimia: fenomeni estremi, seppur oggi
largamente diffusi. Raramente si considerano gli alimenti quali potenti
strumenti in grado di regolare i nostri stati di ansia, stress, insonnia,
depressione, disistima, confusione mentale, stanchezza, astenia, mancanza di
motivazione e disinteresse, mancanza di empatia, difficoltà relazionali o di
concentrazione, rabbia, irritabilità, dipendenze affettive, insicurezze,
alterazioni percettive; ma anche allergie, emicranie, dolori muscolari,
capricci infantili, etc.
Molte delle
nostre condotte sono ascrivibili ad effetti alimentari sul nostro corpo
(cervello incluso) e sul nostro livello energetico. Gli alimenti che
comunemente ingeriamo possono alterare il sistema percettivo, il pensiero, la
volontà, il mondo energetico, emotivo e relazionale, nonché lo stato di
benessere generale. La Natura invece insegna quanto sia facile modificare
l’umore, le emozioni, le capacità cognitive, sino a rimodellare consapevolmente
la propria personalità e promuovere il proprio naturale benessere semplicemente correggendo abitudini
alimentari nocive.
Sii Reale
Sara Ascoli
Contattami al 3387503217
Contattami al 3387503217
1-Addolorato G, et al. (2008) State and trait anxiety
and depression in patients affected by gastrointestinal diseases: Psychometric
evaluation of 1641 patients referred to an internal medicine outpatient
setting. Int J Clin Pract 62:1063–1069. CrossRefMedlineWeb of ScienceGoogle
Scholar
2-Nikolov RN, et
al. (2009) Gastrointestinal symptoms in a sample of children with pervasive
developmental disorders. J Autism Dev Disord 39:405–413. CrossRefMedlineWeb of
ScienceGoogle Scholar
3-Messaoudi M., Violle N., Bisson J.F., Desor D.,
Javelot H., Rougeot C. Beneficial psychological effects of a probiotic
formulation (Lactobacillus helveticus R0052 and Bifidobacterium longum R0175)
in healthy human volunteers. Gut Microbes. 2011;2(4):256–261. [PubMed]).
4-The tantalizing links between gut microbes and the
brain, Peter Andrey Smith, Nature 16 Ottobre 2015.
5- P. Bercik, E. Denou, J. Collins, W. Jackson, J. Lu, J.
Jury, Y. Deng, P. Blennerhassett, J. Macri, K.D. McCoy, E.F. Verdu, S.M.
Collins, The intestinal microbiota affect central levels of brain-derived
neurotropic factor and behavior in mice, Gastroenterology, 141 (2011).

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