Pensavi davvero di poter pensare con la tua testa? Non hai ancora conosciuto il Microbiota umano.
Quella che una volta, forse impropriamente veniva definita flora intestinale, oggi porta il nome di
microbiota umano. Si tratta di un
insieme di microorganismi, circa 1000
specie, prevalentemente batteri (da qui il poco pertinente termine “flora”) ma
anche miceti e virus, che vivono non solo nell'intestino ma anche in bocca,
gola ed a livello gastrico (da qui il termine “umano” a soppiantare l’ormai
desueto “intestinale”). Ad oggi il microbiota viene considerato proprio come un vero e
proprio organo.
Non si potranno mai cantare a sufficienza le lodi del microbiota
umano. Esso possiede 100 volte il numero
dei geni del genoma umano! Provvede a disgregare le sostanze che il nostro
organismo non è in grado di scomporre; a metabolizzare ciò che altrimenti non
potremmo metabolizzare; sintetizza
sostanze come la vitamina K.
Accanto alle ormai note funzioni svolte dal Microbiota umano
se ne annoverano altre meno conosciute, come ad esempio il fatto che dalla sua trasformazione, per lo
più ad opera di farmaci e pesticidi, dipende il nostro aumento di peso. Infatti, la responsabilità che si attribuisce a molti
psicofarmaci di farci prender su qualche kilo di troppo, altro non è che il
risultato di un’alterazione consumata a danno dei nostri batteri. In realtà è
il microbiota a modulare l’attività metabolica così come il senso di sazietà:
venti minuti dopo l’assunzione di cibo vengono prodotti dei batteri capaci di
sopprimere il desiderio di continuare ad alimentarsi (da qui l'importanza di mangiare lentamente e non ingurgitare un pasto prima ancora di aver permesso l'attivazione dei segnali di sazietà).
Non bisogna però trascurare di considerare un
tacito accordo tra i batteri ed il loro ospite: una sorta di mutuo soccorso tra l'individuo e il proprio microbiota. A fronte degli innumerevoli servigi svolti da molti ceppi batterici per ottimizzare la vita del proprio generoso ospite, alcuni ceppi, dotati come ogni essere
vivente, di un sano spirito di sopravvivenza, ingaggiano una singolare lotta per la vita. A tal fine, orienteranno il gusto e
l’appetito del loro ospite verso quegli alimenti che garantiscono loro la conservazione, mentre inibiranno il desiderio di nutrirsi di altro.
Avete capito bene: il microbiota può manipolare i nostri recettori del gusto e indurci in tentazioni! E
voi che credevate nel libero arbitrio!
Kathy
Magnusson, professore presso l’OSU College of Veterinary Medicine e
ricercatore principale del Linus Pauling Institute, ha detto:
“è sempre più chiaro che i batteri che vivono
nel nostro intestino, o microbiota, possono comunicare con il cervello umano. I
batteri possono rilasciare delle sostanze che agiscono come neurotrasmettitori,
stimolare i nervi sensoriali o il sistema immunitario e influenzare un’ampia
gamma di funzioni biologiche”
Il microbiota può arrivare a manipolare il nostro senso di
gratificazione quando assumiamo alimenti che provvedono alla sussistenza di
alcuni suoi ceppi (molti batteri sono coinvolti nella sintesi di dopamina,
sostanza implicata con la ricerca del piacere), così come indurci sgradevoli
sensazioni se il cibo assunto minaccia la vita di certi batteri. Alcuni ceppi
possono letteralmente mimare il comportamento di ormoni responsabili del senso
di sazietà e dell’appetito: dinanzi a questo scenario, l’ospite è pressoché
impotente e soprattutto inconsapevole! (mi viene in mente un vecchio spot
pubblicitario che diceva: “per l’uomo che
non deve chiedere mai”! Che microbiota aveva questo?)
La manipolazione dei batteri a danno del nostro gusto, del
senso di sazietà è nulla se consideriamo un’altra interessante peculiarità del
microbiota: controllare il nostro umore manipolando direttamente il nostro nervo
vago (nervo che parte dal midollo allungato e giunge sino all'addome). Alterandone i segnali neuronali,
alcuni ceppi possono creare tossine che ci faranno percepire malessere o, al
contrario, ricompense chimiche per le quali replicheremo quello stesso
comportamento che riteniamo
(ingenuamente) essere alla base di una sensazione di piacere.
Va da sé che una flora danneggiata crea inevitabilmente un
danno anche nelle nostre funzioni cognitive. Basti pensare a regimi ricchi di
grassi o zuccheri che alterano significativamente l’equilibrio del microbiota
causando (a quanto pare da studi condotti presso l’Università dello Stato
dell’Oregon) una consistente perdita di flessibilità
cognitiva: l’individuo che nella sua alimentazione fa un importante consumo
di zuccheri, farine bianche e gassi soprattutto animali, perderebbe la capacità di scegliere alternative funzionali quando
posto dinanzi ad un problema o una difficoltà; l’apprendimento stesso, nonché la memoria, ne risulterebbero gravemente
compromessi. In parole povere, in
base alle abitudini alimentari che adotteremo, il nostro microbiota umano potrà
renderci felici e intelligenti o tristi e stupidi.
Sii Reale
Tratto da :
Is eating
behavior manipulated by the gastrointestinal microbiota? Evolutionary pressures
and potential mechanisms
Joe Alcock,
Carlo C. Maley, C. Athena Aktipis
BioEssays
ottobre 2014
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