" Non arredare il deserto": mi dissero.
Il più grande insegnamento che ho ricevuto dai miei Maestri
(ciò che Sono) è qualcosa che sino ad oggi mi sono ben guardata dal divulgare.
Credo pudore fosse il suo guardiano.
Le "lezioni" che la Coscienza offre, come fossimo prole da
svezzare , arrivano sempre, come è ovvio che sia, dopo lunga gestazione e
travagliati parti.
Prima l'esperienza, poi la lezione. Quindi l'apprendimento.
Ecco, ora sto apprendendo. Ora posso parlarne.
Non arredare il deserto.
Questo è tra gli insegnamenti più importanti che abbia ricevuto.
Sintetico come un comando. Misterioso e svelato al contempo.
Non arredare il deserto.
Evidentemente arredare il deserto é ciò che abitualmente fa
un individuo. Altrimenti non sarebbe necessario suggerire di smetterla.
Quando chiesi cosa fosse il deserto, i Miei iniziarono a
mostrarmelo.
Aprivo gli occhi ed era deserto: lentamente, ma a strappi e
lacerazioni, appresi il deserto. Via
l'ordne delle cose; via le forze su cui facevo affidamento, via gli agi, i
piaceri, i vizi, gli intrattenimenti; via la salute, via le amicizie, via il
denaro, via la comodità, via l'altro, via il cibo. Via persino un corpo: non
più in grado di vedere, di ascoltare, di annusare, di parlare, di mangiare,
camminare, digerire. Via ogni idea che di me potessi formulare.
Tutto ciò che seduce la nostra attenzione intrappolandoci
nella convizione illusoria di un'identità autonoma, di un corpo ed un mondo
solidi, di un io e di un tu è, infine, materia inerte. Sensi e sensazioni sono
ugualmente materia inerte poichè riguardano, in ultima istanza, sempre il
corpo. Le idee, le paure e i desideri sono pure a tutela della propria inerte
materia o dell'idea che si ha di essa.
La materia è un'illusione
percettiva: vuoto ed energia sono i soli acrobati del circo.
Avviluppati in acrobazie fenomeniche.
È invece l'oceano della Coscienza che muove ogni danza, che
balla ogni passo, che vela e svela il gioco dei nomi e delle forme in un
apparente divenire.
Eppure nulla accade.
Chi percepisce il gioco? I miei occhi? Non sono anch'essi
materia, vuoto ed energia, Coscienza pari a quella cui assistono?
Dove è quindi il soggetto vedente?
Il sognatore é il sogno stesso ("Siamo fatti della stessa
sostanza di cui sono fatti i sogni", Shakespeare, La tempesta, atto IV). Ma se
manca l'oggetto di sogno, manca pure un soggetto, il sognatore. Chi è dunque
che sogna? Cosa resta?
Resta il sognare.
Sogno, sognatore e sognare coincidono. Eppure non
c'è persona. Il sognare accade. La Coscienza in movimento è il sognare.
Questo è il primo varco nel deserto. Il poter vedere più
nessuna forma, nessun nome, nessuna rotta, nessun autore e nessun cammino. Solo
infinito, soltanto eternità. E'
l'abbandono, la resa totale. È l'abbraccio del vuoto cosmico. È l'amore (del)
Supremo in cui galleggia l'indivisa triade: spettacolo, spettatore ed il
vedere.
Qui é dove Sono.
Che vuol dire arredarlo ? E chi lo arreda il deserto? Come?
Chiesi ancora ai Maestri.
Arredare il deserto vuol dire innanzitutto costruirsi una
storia di vita, un'identità o molteplici. La mente apparecchia il soggiorno di
ninnoli e souvenir.
Arredare
è attribuire maggior importanza ad un granello di sabbia rispetto
all'altro; investirlo del potere di farci sentire in questo o quest'altro modo:
va bene ogni cosa, anche sentirsi malati, purché si arredi il deserto, ci si
senta una qualche COSA.
La mente crea l'illusione percettiva di una forma corpo e di
molteplici nomi e forme che percepiamo come mondo: crea gli occhi per vedere,
le orecchie per sentire, mani per toccare... Crea un io che interpreti
soggettivamente ogni segnale, che in (cristica , buddhica, vedica) Verità non
accade. Sembra, appare. E la mente declina versi.
Questa è Maya, questo è il Lila.
Arredare è aver bisogno. Arredare è credere di meritare.
Arredare è attribuire identità. Arredare è credere di scegliere e convincersi
di agire. Credersi la causa o il fine ultimo.
Arredare è costruire differenze, distinzioni, confini,
altezze. Arredare è riempire il vuoto sacro che siamo di certezze, opzioni di
controllo, reti di salvataggio. Arredare è cercare di dare un senso e poi un
altro ancora alla giornata, al tempo, alla vita. Arredare è trasformare il
"viaggio" in una gita; trastullarsi in dilemmi esistenziali,
circondarsi di cose potenti (amanti, saperi, ricordi, viaggi, successi, etc);
arredare è fare, finalizzare, trattenere, emozionarsi, sentirsi soli.
La mente ha i suoi arredatori: desiderio /piacere e
paura/dolore. Sono i due estremi dell'oscillazione di un pendolo usato per
ipnotizzarci .
Lavorano sempre in coppia. Ego li paga, promettendo nuove
illusioni, seducendo la loro fame di esistere e manifestarsi.
Arredare il deserto è ogni cosa che desideriamo, temiamo; di
cui pensiamo di aver bisogno; sono le parole ed i discorsi, la pratica ed il
fare, gli innamoramenti ed i lutti, gli affetti, gli scopi, le mete, il corpo,
l'identità, la storia, il tempo. Sono le difficoltà e le attese; Il mio lavoro,
la mia famiglia, la mia automobile, la mia palestra, i miei errori, i miei
traumi.
Troppa persona e nessuna presenza ci portano ad arredare il
deserto.
Io lo arredavo così,
come lo arreda chiunque.
La mente è, per sua natura, dedicata per intero a conservare
un'immagine di sé : tutto ciò che incontriamo o non incontriamo in questo piano
fenomenico viene impiegato a sostegno di questa immagine.
Questo è arredare.
Come si fa a smettere di arredare il deserto?
Non si fa. Viene fatto.
Non si decide, non si sceglie. L'offerta viene accolta. La
Grazia fa.
Quando il deserto non viene più sistematicamente arredato si
è trovati da una felicità che il mondo non comprende poichè non necessita di
nulla. Ogni complemento d'arredo turberebbe questa beatitudine, poichè non
necessario.
Il deserto è deserto. Il vuoto è il vuoto.
Il deserto, la realtà così come è, non nutre il corpo, non
sazia la mente.
Si può avere tanta
fame nel deserto. Fame di piaceri o anche di tormenti (la mente adora i
tormenti), di fiumi di parole e coinvolgimenti; di fingersi qualcuno o qualcosa,
di fingere una nuova storia di vita.
Eppure si è colmi:è il traboccare. Si è quiete.
Ego é sempre lì. Mente appare. Non tollerano il vuoto.
Tentano un nuovo arredamento: "sei un genitore, sei un figlio, sei una
moglie".
Necessitano di una carta di identità : devi essere qualcosa!
E qualcosa degno dell'approvazione di qualcuno!
Durano poco. Seducono appena. Solo il richaimo del deserto
conosce il mio vero nome. Lui soltanto.
Il deserto è una felicità senza euforia. Non condivisibile eppure espansa.
È un suono sordo ed è la musica del silenzio. Non conosce opposti.
Mente ed ego, desiderio e paura porteranno un nuovo invito a
cena, una nottata di sublime sessualità e vino e... E arredamenti eleganti.
Il deserto è la virtù del vuoto che trabocca d'amore. In
silenzio.
Il deserto è l'alleanza con Dio, l'uscita dalla schiavitù
dei sensi, la sola scelta libera.
Sii reale
Sara Ascoli

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