OGNI OBIETTIVO È UN LIMITE; OGNI SUCCESSO UN FALLIMENTO



Ogni volta che perseguiamo una meta o un traguardo poniamo dinanzi a noi stessi un nostro limite. Per superarlo.

L'attaccamento nel conseguire un obiettivo crea una "visione a tunnel" che esclude dalla percezione e dall'esperienza tutto ciò che non concerne il nostro oggetto del desiderio.


Ottenere un qualsivoglia traguardo nasconde, in finale, un solo scopo: difendere/confermare/ribadire/ conquistare un'idea di sé.
Lo scopo che ci siamo prefissi in-forma (dà forma) e costruisce un'idea di noi stessi: ci fa l'abito, ci consegna un personaggio da recitare e ci illude di avere un ruolo tutto nostro nello spettacolo della vita.



Ma cosa accade quando abbiamo tagliato il traguardo e conquistato la meta?
Che dopo l'euforia iniziale ci si sente svuotati e disorientati: "e adesso? Che faccio ora?".
I più si fanno altri e nuovi traguardi in cui affannarsi a rammendare abiti logori e orli sfilacciati.

Quell'obiettivo conseguito è sempre il proprio limite da superare: non un fine ma l'inizio.
Nella spasmodica ricerca di una nuova idea di noi stessi si cela in realtà la fuga dai propri mostri interiori e dalla propria Ombra: dal sentirsi inferiori, non meritevoli, non amabili, sbagliati, inadeguati, insignificanti, impotenti, soli.



La reiterata e vana conquista di traguardi esterni, l'apparente successo e il conseguente senso di vuoto che ne consegue, rivelano il fallimento del tentativo di fuga da mostri e fantasmi.
La coscienza del successo come fallimento svincola lo spazio interiore dalle false immagini di sé stessi; lo alleggerisce dal peso di sostenere un ruolo; lo districa dal dedalo dei concetti; ne libera la facoltà di amare, ora, anche ciò che, un tempo, rifletteva nell'altro  l'odio per se stessi.



Quell'odio è spesso il motore assordante che avvia la corsa cieca verso l'oggetto del desiderio. È la fiamma che accende e brucia, e lascia solo ceneri come avanzi.
Quella brama di conquista è l'uomo ed è Dio: nell'odio per un'idea di sé che muove a desiderio, si disegna tutta la miserabile piccolezza di un essere che è appena un concetto. Eppure, nella forza che si sprigiona per conseguire l'obiettivo si manifesta la natura divina propria ad ognuno.
Il movente come l'oggetto del desiderio sono il limite e il fallimento.

La scoperta della forza è invece l'inizio di una ricerca che sostiene l'anima al conseguimento di sé stessa, aldilà (Aldilà) del mondo delle cose.


Sii Reale
Sara Ascoli

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