Sei ancora umano? La dignità di essere fragili.
Ieri ho ricevuto un uomo nel mio centro d'ascolto.
La sua storia mi ha colpito poiché credo sia oggi la storia di molti di noi che hanno perduto, inconsapevoli, la dignità di essere umani.
L'uomo attraversa una lunga malattia che lo debilita e, infine, deve subire un doloroso intervento. Non chiede di essere accompagnato e non chiede aiuto, poiché si aspetta di non riceverlo.
Al mattino dell'intervento, la sua compagna resta a dormire: lui si reca da solo verso il dolore e con un dolore più forte tornerà a casa. Da solo.
Non chiama, non cerca aiuto, né conforto.
Tutto è normale così.
Ecco, quest'uomo, così come molti tra noi, ha perduto la dignità: non è degno di essere fragile; non lo è di soffrire o avere paura. È degno quando può portare compagna o amici fuori a cena. Ma non quando ha bisogno di aiuto.
C'è un bambino in quest'uomo, come in ognuno di noi, che la fragilità umana ridesta. Il bambino ha diritto a chiedere aiuto se impossibilitato a fare da solo.
"Già", direte voi, "si fa presto a parlare di diritti, se poi non c'è nessuno ad ascoltare". Il punto non è che si trovi o no qualcuno disposto ad ascoltare. Bensì che quella voce non si spenga e continui a chiedere.
È un diritto umano essere fragili, non adulti capricciosi e perennemente bisognosi, ma fragili. È un diritto essere malati o deboli ed è un diritto chiedere aiuto. Qui non parlo di diritti civili ma umani. Se si mette a tacere quella voce dentro di noi che chiede il riconoscimento della propria, nuda umanità, allora si è persa ogni dignità umana.
Ogni uomo è fragile, debole, bisognoso di esprimere e ricevere amore. Ogni uomo. Intendo non un avvocato, una madre, un manager, un ladro, una donna fatale, un quarantenne affascinante, un profugo, un senzatetto, un politico, una prostituta, etc. Intendo un uomo, nudo da ruoli, personaggi, status, grado di istruzione, avvenenza, storia personale. Un uomo nudo è naturalmente fragile: questo è un suo diritto naturale. La possibilità di esprimere questo diritto lo rende degno di essere uomo.
Non importa quanti occhi bendati e orecchie ovattate si incontrino per strada: il diritto di chiedere aiuto in un momento di estrema difficoltà restituisce a se stessi la dimensione umana. E, peraltro, offre al prossimo la possibilità di riconoscerla e riconoscersi.
Giungere a considerarsi indegno poiché altri non sono più in grado di cogliere l'altrui (e la propria) umanità è rinunciare per sempre a riconoscersi vero, vivo, amabile; essenzialmente puro.
Non importa quanta indifferenza ci circondi: importa che ognuno offra ascolto a se stesso e rivendichi il proprio diritto ad essere umano.
È inaccettabile che sia necessario dover restituire ad un individuo la dignità di essere umano che per diritto di nascita gli è propria.
Chi chiede aiuto sa di meritare aiuto: lo merita.
Chi chiede ascolto è degno di essere ascoltato.
Non tutti sono ancora degni di ascoltare la voce umana.
SII REALE
SARA ASCOLI
CENTRO D'ASCOLTO, ROMA
3387503217
La sua storia mi ha colpito poiché credo sia oggi la storia di molti di noi che hanno perduto, inconsapevoli, la dignità di essere umani.
L'uomo attraversa una lunga malattia che lo debilita e, infine, deve subire un doloroso intervento. Non chiede di essere accompagnato e non chiede aiuto, poiché si aspetta di non riceverlo.
Al mattino dell'intervento, la sua compagna resta a dormire: lui si reca da solo verso il dolore e con un dolore più forte tornerà a casa. Da solo.
Non chiama, non cerca aiuto, né conforto.
Tutto è normale così.
Ecco, quest'uomo, così come molti tra noi, ha perduto la dignità: non è degno di essere fragile; non lo è di soffrire o avere paura. È degno quando può portare compagna o amici fuori a cena. Ma non quando ha bisogno di aiuto.
C'è un bambino in quest'uomo, come in ognuno di noi, che la fragilità umana ridesta. Il bambino ha diritto a chiedere aiuto se impossibilitato a fare da solo.
"Già", direte voi, "si fa presto a parlare di diritti, se poi non c'è nessuno ad ascoltare". Il punto non è che si trovi o no qualcuno disposto ad ascoltare. Bensì che quella voce non si spenga e continui a chiedere.
È un diritto umano essere fragili, non adulti capricciosi e perennemente bisognosi, ma fragili. È un diritto essere malati o deboli ed è un diritto chiedere aiuto. Qui non parlo di diritti civili ma umani. Se si mette a tacere quella voce dentro di noi che chiede il riconoscimento della propria, nuda umanità, allora si è persa ogni dignità umana.
Ogni uomo è fragile, debole, bisognoso di esprimere e ricevere amore. Ogni uomo. Intendo non un avvocato, una madre, un manager, un ladro, una donna fatale, un quarantenne affascinante, un profugo, un senzatetto, un politico, una prostituta, etc. Intendo un uomo, nudo da ruoli, personaggi, status, grado di istruzione, avvenenza, storia personale. Un uomo nudo è naturalmente fragile: questo è un suo diritto naturale. La possibilità di esprimere questo diritto lo rende degno di essere uomo.
Non importa quanti occhi bendati e orecchie ovattate si incontrino per strada: il diritto di chiedere aiuto in un momento di estrema difficoltà restituisce a se stessi la dimensione umana. E, peraltro, offre al prossimo la possibilità di riconoscerla e riconoscersi.
Giungere a considerarsi indegno poiché altri non sono più in grado di cogliere l'altrui (e la propria) umanità è rinunciare per sempre a riconoscersi vero, vivo, amabile; essenzialmente puro.
Non importa quanta indifferenza ci circondi: importa che ognuno offra ascolto a se stesso e rivendichi il proprio diritto ad essere umano.
È inaccettabile che sia necessario dover restituire ad un individuo la dignità di essere umano che per diritto di nascita gli è propria.
Chi chiede aiuto sa di meritare aiuto: lo merita.
Chi chiede ascolto è degno di essere ascoltato.
Non tutti sono ancora degni di ascoltare la voce umana.
SII REALE
SARA ASCOLI
CENTRO D'ASCOLTO, ROMA
3387503217

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