"COME STAI?" "COME STIAMO".

Apro gli occhi che non è ancora alba.
È  quasi sempre così: sono le ore che amo di più; scandite dal canto immacolato degli uccelli; segnate solo da brezze lievi e timide luci.
Le albe mi piacciono, come amo i tramonti: qualcosa nasce in entrambi e in entrambi muore.

Copro il mio pigiama con panni soffici e caldi per starmene fuori a leggere un po'. Ed ecco che devo già interrompermi: pare silenzio quello che ascolto. Invece è un'orchestra: un numero imprecisabile di volatili accordano i loro strumenti; rotola una foglia sull'asfalto mentre suona un citofono; una posata s'adagia  in una ciotola e sbatte un cancello; canta lontano pure una sirena e il vento danza fronde umide mettendole ad asciugare; lo sbadiglio di un cane fa rombare il cielo di un aereo di linea; poi il sole si cede a una nube ed è suono anche l'accordo di silenzio che gli uccelli armonizzano all'unisono. Qualcuno soffia il naso e il sole riecheggia nuovamente facendo gracchiare un'imposta che s'apre.

Al mattino mi scrive sempre il mio amico muto e lontano; anche oggi mi chiede: "come stai?". Come ieri o giorni addietro o come domani e in quelli a venire.
Ma oggi non so rispondere.
" Come stai" è una domanda semplice che poniamo a chiunque e, quasi, chiunque ha smesso di rispondere. Ha smesso di chiedersi: "come sto?".

Esito la risposta.
Mi pongo nuovamente in ascolto del cielo: ecco come sto.
Sono come questa orchestra di vite e suoni e fenomeni lontani che s'apprestano a prossimità che s'allungano in distanze. Sono albe e tramonti che ruotano su se stessi specchiandosi nei vetri delle case del quartiere, della città, del pianeta.
Sono il calore della terra umida che si fa aria da respirare e il respiro del gatto che si tende al risveglio; l'accendino del dirimpettaio e la biancheria che sfida il vento; l'adagio di piedi che strisciano scalzi; una tazzina discesa su un tavolo, una sedia scostata. Sono la festa che precede i risvegli, la Stella del Mattino, le vite unite dal suono di tamburi sacri che scuotono l'aria, riempiono il vuoto, svuotano i pensieri.
E sono il vento suscitato da un cane che si gratta e si distrae. Sono distratta da me e rarefatta in ogni atomo di vuoto: li contengo tutti e tutti tengono me.

Sono te che stai leggendo e per cui solo scrivo. Sono il tuo disappunto e le tue lacrime; il vortice della tua memoria che ti strappa al momento e il sorriso che non offrirai. Sono il tempo andato che s'è fatto fiume sotterraneo; che riemerge a torrente, a ruscello, a cascata, a diga o mare.

Sto come questo insignificante spettacolo del maestoso che mi distrae da ciò che sono e mi conduce a ciò che siamo: un insignificante spettacolo del maestoso.

Sara Ascoli
Counsellor professionale, scrittrice, formatrice.
Dello stesso autore: CENERENTOLA: L'INGANNO L'ANIMA E IL SANG REAL.
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