Divieto, isolamento e apprendimento: l'Alchimia del desiderio
Ogni Cenerentola (che è in ognuno di noi come archetipo) deve imparare a disciplinare il proprio desiderio e svincolarlo da motivazioni egoiche, purificarlo.
Il desiderio è la scintilla da cui può divampare il sacro fuoco interiore.
Non c'è nulla che non vada in un desiderio se è libero dall'attaccamento ai suoi frutti, dalla passione, dal piacere; dall'ottenere una conferma all'idea di se stessi o una nuova idea di sé; dal possesso e dal potere; dall'attrazione o dall'avversione.
Il desiderio ha bisogno di crescere, di focalizzarsi (Sacro fuoco), trovare la sua direzione: non l'oggetto di ambizione accende il Sacro fuoco; il conseguimento del fine, anzi, ne spegne il moto.
La brama dell'oggetto da conseguire funge soltanto da innesco.
Ecco perché ogni Cenerentola prima di veder realizzato un desiderio deve attraversare una fase iniziatica: imparare a stare nel mondo senza appartenervi; trovare i moventi delle proprie condotte non più nell'esistenza terrena bensì in quella celeste.
Si tratta di un nuovo apprendistato che permetta di accostarsi al mondo senza restarne sedotti (condotti fuori da sé) e contagiati.
Eppure, quand'anche si fosse appreso a ritirare i sensi dal mondo fenomenico, spesso il proprio desiderio incontra ancora il divieto.
Come mai?
Il rifiuto o il divieto che si percepisce o si riceve al proprio ardire, ha il preciso scopo di incendiare e alimentare la fiamma interiore di ogni Cenerentola fin dove può sopportarne il calore.
Quanti "no" abbiamo ricevuto nel corso della nostra esistenza?
Li abbiamo chiamati: rifiuti, fallimenti, frustrazioni, interruzioni, opposizioni, abbandoni, assenze, ritrattazioni, disconoscimenti, ferite, lutti, delusioni, tradimenti, divieti, sogni infranti.
È per queste false attribuzioni che scrivo.
I "no" della vita sono spesso inneschi supplementari affinché la combustione segua un andamento disciplinato e durevole. Una fiamma che avvampi troppo in fretta si consumerà prima di aver terminato l'opera.
Ogni impresa richiede tempi e temperature differenti che, dall'interno, forgeranno la sostanza stessa di cui siamo fatti per elevare il nostro essere.
Molti tra noi non sanno più cosa voglia dire desiderare: lo confondono con l'essere appagati.
Nulla di più distante.
Il desiderio è un movimento alchemico necessario ad ogni crescita ed evoluzione.
Comporta l'attesa e la frustrazione: uniche forze in grado di temprare l'animo.
Questo, il solo scopo del desiderio.
Non la conquista dell'oggetto, dunque, ma la realizzazione del proprio elevato distacco dal conseguire (andare dietro) il fenomeno.
Il simile cura il simile: così l'iniziazione al desiderare cura l'uomo grezzo dall'errore della passione (voglio tutto e subito).
Chi consegue è un segugio. Chi sa ardere senza consumare se stesso, ha temprato la propria sostanza ed è pronto a ricevere l'offerta.
Tratto da: CENERENTOLA: L'INGANNO, L'ANIMA E IL SANG REAL.
Di Sara Ascoli
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