ELOGIO DEI FOLLI, NON DELLE FOLLE.

C'è molto da imparare con i folli e gli stolti.
Hanno un potere immenso che per anni mi ha terrorizzato. Continuamente la vita mi ha posto al cospetto dei folli e io ne ero sconvolta,  ne uscivo fallita, sconfitta. Stremata nelle forze e dall'illusorio tentativo di trovare un sostegno alla logica.





A un tratto, nella mia vita, ho smesso di origliare alla porta della dea ragione e ho chiesto ai folli di svuotare le mie tasche.
Fu così che lasciai che loro mi insegnassero; che mi riportassero a casa, al punto di partenza che avevo sperduto negli anni docili del mio apprendistato civile.
Compresi che dovevo riavviare il motore arrugginito e sostituire molti pezzi per iniziare un nuovo viaggio. E vidi, finalmente, ciò che per troppo tempo mi aveva separato da loro; ciò che aveva diviso me stessa; quanto mi separava dalla mia umanità e dall'umano genere:
 I folli sono imprevedibili.

Liberi dai lacci del senso comune che scava i solchi di un pensare mortale, i folli non obbediscono a una ragione morente. Fanno guizzi e balzi: hanno un pensare acrobatico e saltimbanco; sfiorano eroici equilibri e camminano radenti a precipizi vertiginosi.
Il delirio di un folle atterrisce in un baleno: intessere un dialogo con la follia rende nudi.
La follia non guarda come sei vestito e non considera i tuoi titoli; non giudica la tua età e non compete con i saperi dotti; non scruta i tuoi obiettivi e non vaglia i tuoi limiti. Il folle non obbedisce al rango, né alla circostanza.
La follia non è prevedibile: uccide i riferimenti e la continuità; la coerenza e la logica; è inopportuna, insistente, fastidiosa, irritante.

La follia denuda la tua impotenza e rivela l'olezzo dei tuoi putridi umori mortali.
Cosa ti distingue da quel folle maleodorante e mal vestito? L'igiene, forse? L'educazione, per caso?
L'addomesticamento, piuttosto.
Sei stato addomesticato a rispondere in modo consono; a profumarti ed abbigliarti in maniera consueta.
Lui no. Il folle non è addomesticabile: esprime la disciplina della ribellione a qualsiasi ordine mortale.

Il folle è vivo, vitale, vitalizzante e vivifico: tu no.
Lo è il tono della sua voce: non lo puoi evitare, lo senti? Ignora la monotonia con le sue acute impennate e i suoi versi animaleschi. È gutturale, nasale, di testa, labbiale, stridente, squillante, stridulo, suadente, tenue, esile, grave, robusto, etc.
Così è il suo corpo e le movenze: d'un tratto vedi un bambino; lo segue strisciando un anziano; sembra esalare l'ultimo respiro e poi fa un balzo beffardo proprio fin sotto il tuo naso! Si volta; fa fiere le spalle; ride sguaiato e trottola via.

Il folle non è maschio, né femmina eppure possiede tutte le armi della seduzione e della virilità primigenia. Non è neppure completamente umano, né animale:   tuttavia, compete con la ferocia di un cane ringhiandogli al muso e vince in tenerezza gli occhi di un bambino.

Di cosa è privo un folle?
Di vergogna. E di paura.

Queste sono le uniche differenze tra te e lui: non ha timore del suo puzzo e non si cura dello sguardo altrui.
Mentre tu hai nascosto il tuo Dio negli occhi bigotti del vicino, il Dio del folle gioca scalzo tra le pozzanghere: si distrae e cede volentieri il suo potere; non ha prede, né sottomessi; è sovversivo ed evocativo. È un Dio ruggente e annoiato; lesto, irraggiungibile eppure, ghiro. È un Dio danzante e musico: batte sul tamburo e fa il girotondo.

Il folle è un eroico disobbediente; un archetipo di desta purezza che sconvolge ogni tuo senso.
Tu ti preoccupi per il pranzo; lavori a comando; parli quando è stabilito; ti annoi vigliacco; esisti a memoria nello sforzo di rendere tutto un'abitudine senza sforzo.
Il folle esulta: onora il dolore con il pianto e la gioia con la risata grassa; profuma di tutte le emozioni che colorano il creato e ne canta ogni lode.
Gode di un sorriso, di una lucciola, di uno scarafaggio e di uno sberleffo e sa volare in groppa a Pegaso: ha un'immaginazione smagliante tra i cartelloni del tuo quartiere.

Perché non parli con un folle?
Pensi sia inutile? E quale utilità ha mai il tuo parlare?
Non parli con un folle poiché non parli la sua lingua; poiché per farlo dovresti vivificarti di follia creativa: dovresti essere bambino e topo; scoiattolo e assassino; feroce e tenero; dovresti spezzare il metro di misura delle distanze civili e saper udire il suono dei passi di un gatto.
Il folle vive in un cosmo sciamanico, in un Olimpo di spiriti comunicanti e mutevoli: è signore del cambiamento, della trasformazione, dell'ispirazione e dell'intuizione.
Non puoi parlare come un folle finché resterai fedele alla mortale idea che hai di te; fedele come un  cane al guinzaglio lo è al suo padrone. Non puoi parlare finché resterai muto come sei.
Sei muto e non sai mutare.

Sara Ascoli
Sii Reale

Commenti