Pandemia e le due iniziazioni di Venere: del percepire (II parte)
Come già detto nella prima parte del post, l’archetipo Venere è padrone dei sensi e dell'amore: è Lucifero e Vespero, le due stelle con cui, per secoli, l'uomo ha con-fuso l'astro in relazione al suo manifestarsi prima che sorga il Sole o dopo il tramonto.
Lucifero Stella del mattino è l'emblema dell'energia sensuale, di tutti i nostri sensi, dell'anima incarnata; è la prima scintilla di coscienza che appare nel mondo addormentato. Per Platone si tratta della figlia di Dione, Venere Pandemia, letteralmente: "che appartiene a tutti", la Venere terrestre, dea dell'amore volgare, del volgo o del popolo.
Come gli uomini che ci hanno preceduto percepivano due astri differenti, l’individuo addormentato è con-fuso nella percezione di due luci: da una parte, il mondo fenomenico, con le sue seducenti immagini in movimento, desiderabile o terrificante; qualcosa da bramare, inseguire, conquistare, e qualcosa da cui fuggire, da rifiutare, evitare. Dall’altra parte se ne sta la propria persona: anche questa in alcune manifestazioni desiderabile, mentre in altre deprecabile.
Il mondo seduce e la persona è sedotta. Il mondo possiede tante cose di cui la persona ha bisogno per ottenere denaro, successo, potere, salute, felicità, certezze, sicurezze. Dagli oggetti, dalle situazioni e dalle persone che popolano il mondo, l’uomo addormentato dipende. Questo è il sogno in cui vive.
Lucifero interviene per ridestarlo, per mostrare come sia la propria percezione a accendere gli oggetti del mondo: “Non ci sono due luci, ma una soltanto: quella della tua percezione”, dice Lucifero. L’uomo si è perso dietro ai piaceri della carne, di ciò che eccita i suoi sensi corporei e l’ha con-fuso con la propria facoltà di percepire. Mentre i sensi corporei sono proiettati verso l’esterno, la percezione può divenire appercezione, percezione dell’atto stesso di percepire. “Ciò che fai, desideri, temi, viene e va", prosegue Lucifero: “la tua percezione invece, è sempre lì. Osserva ciò che resta mentre tutto viene e va”.
Gli occhi sono lo specchio dell’anima e Venere Lucifero insegna a guardare non il mondo riflesso nelle pupille ma l’anima da cui scaturisce la facoltà di vedere: se tutto passa, ogni cosa nasce e muore davanti ai nostri sensi (un’attrazione, una speranza, una delusione, un problema, una possibilità, una paura, una rabbia) perché non osservare, invece, ciò che non scompare? Lucifero illumina non cosa vediamo ma il modo in cui guardando il mondo, noi stessi lo in-formiamo, ovvero, gli diamo forma (il mondo nasce dentro i tuoi occhi) e, soprattutto, gli diamo informazione: ognuno di noi plasma ciò che percepisce attraverso la propria facoltà di percepire. Se, ad esempio, percepisco me stessa come una persona poco elegante, i miei sensi verranno catturati dall’immagine di un’altra donna che reputerò molto raffinata. L’oggetto della mia percezione, la donna, non ha qualità proprie: qualcuno ne noterà l’altezza, altri il colore dei capelli, altri la taglia o il peso, altri l’insicurezza. La qualità di eleganza che io percepisco è nella mia facoltà di percepire, dunque mi appartiene. Esternando la mia percezione verso l’oggetto dei sensi, la donna, io proietto fuori una caratteristica della mia anima. L'anima fa bella mostra di sé all’esterno, nelle fattezze di una donna, affinchè io possa vedere di che sostanza sono fatta. Così, l’uomo che sogna, plasma il mondo attraverso gli stessi elementi che, poi, sedurranno i propri sensi.
Siamo in realtà sedotti dai noi stessi.
Guardando come in sogno, dimenticando che l’immagine onirica nasce dentro di noi, le facoltà rinchiuse nella nostra anima non sbocceranno mai: l’eleganza, l’armonia, la raffinatezza che profumano il nostro giardino interiore, non vedranno mai la luce e resteranno fiori di un altro Eden!
Per tornare al paragone iniziatico della matrigna di Cenerentola e alle sue prove è come se non riuscissimo a tirare fuori le lenticchie dalla cenere: i nostri semi, i talenti, restano nel mondo (la cenere, l’oggetto dei sensi o la donna elegante); così non possiamo farne tesoro, metterli da parte per i tempi di magra in cui scarseggeranno le risorse di cui nutrirsi. Finché si creda che i talenti, l’armonia, la bellezza, rinvenuti nel mondo vi appartengano e che quindi, come il fenomenico, vadano e vengano, vivremo sempre nell’ansia di perdere qualcosa e soffriremo la fame di conquista. Non ci accorgiamo che la percezione è uno spettro di possibilità inesauribili e che, quindi, apprendendo a guardare nel modo giusto conosciamo noi stessi: le qualità che rinveniamo nel mondo sono tratti della nostra anima; ci appartengono già. I semi liberati dalla cenere, così come i nostri sensi dal mondo, vanno conservati e serbati: ciò significa che dobbiamo imparare ad amare i talenti che riconosciamo in noi affinchè si apprenda a farseli bastare e a bastare a se stessi.
“Apprendi, dunque”, prosegue Lucifero: “soprattutto a osservare la tua stessa facoltà di percepire” .
Questa la prima iniziazione Venusiana: “conosci te stesso o, meglio, conosci ciò che in te consce, ciò che promuove la conoscenza”.
...continua ...
tratto da: "Cenerentola: l'inganno, l'anima e il Sang Real", di Sara Ascoli per Enki Saggistica, Edizioni Gilgamesh, 2020.
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