Fede e destino



 sterco per criceti o purosangue?


Il destino è un'idea.

È potente e in grado di informare ogni cellula del nostro corpo.

Il destino è un demone: l'avversario giurato della fede.

In te stanno lottando per contendersi ogni singolo attimo.

L'idea demoniaca del destino ha dalla sua le idee del limite: rotatorie infernali da cui è difficilissimo uscire. Per lo più si resta prigionieri al loro interno, come criceti sulla ruota. E ogni ripetizione ingrassa il potere del finito: "è così. È stato sempre così. Andrà sempre così".

Il moto rotante del destino vortica sotto i nostri occhi: violento nella sua identica ripetizione; disarmante nella sua sfacciata evidenza.

È una circonferenza ipnotica che induce ad assecondarla senza restrizioni e con poche facoltà: si ripete. 

Si ripete.

È una copia.

È una copia di copie.

È una copia che si ripete.


Raro manifestare incredulità a tale orizzonte gobbo: la vista insegue la schiena che fugge allo sguardo, che cerca la nuca, che evita l'occhio, che tallona il volto, che allontana la pupilla.

E a rincorrersi.

Ancora.


Dov'è il bastone che blocca l'ingranaggio? Dov'è l'antagonista al demone? Dov'è la fede?

Se il destino è tutto ciò che si muove; è tutto in ciò che si vede; è il lato esposto del finito: dov'è allora la fede?

E come ci sgancia?


L'angelo della fede è il raggio invisibile: prolungamento immateriale dello spettro percepibile. 

Inconoscibile il suo potere; ignote le sue direzioni; imprevedibile il moto.

È un dorso indomabile per cavalieri impavidi. È gobba cieca e furia.

È follia a mani vuote.

È delirio scalzo.

E solo il folle, delirante, misero e nudo cavaliere può credere d'avere sella e briglie per il destriero alato della fede.

Così s'annuncia il suo arrivo: nel credere d'averlo già stretto: ventre ai talloni.

"È già fatto. È già vinto il destino".


L'angelo della fede è un purosangue: si lascia scegliere soltanto da sangue puro. 

È addestrato a rispondere a comandi esatti e non consente variabili. 

Vince chi sa.

Sa colui che ha vinto.


Chi teme Pegaso e l'acqua delle sue tempeste?

Lo stalliere del destino: chi ne ha in cura escrementi scambiati per fluido fertile. Colui che non rinuncia al puzzo miserabile dei suoi gironi infernali. Pago di niente. Confuso al letame. Conficcato all'orma stessa del suo passo a sterco: colui che non sa di sapere oltre la propria ignoranza e che solo per ciò ama a memoria il demone del suo destino.


SA

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