SONO ASSENZA DI LIMITI CHE IERI VESTIVO COME UN ABITO FIRMATO
Alcuni di voi sanno che svolgo la professione di counselor.
Alcuni sanno che il mio modo di lavorare è un po' singolare.
Capita, a volte, che in un incontro si tocchino temi apparentemente estranei al vissuto di un cliente.
Dal nulla si inizia a confrontarsi sulla complessità dell'anima condivisa e su quanto sia difficile distinguere un'emozione propria, legata a un vissuto personale, da un'emozione che sorge in noi e ci attraversa, ma che non ci appartiene.
È il "sentire universale": quello che quasi tutti avvertiamo ma che, per lo più, la razionalità riduce a proprietà privata adducendo moventi illusori pur di giustificare a se stessa (controllare) un'emozione non in linea con la condotta individuale.
Così si annaspa nel passato alla ricerca di cause e si tratteggia una invisibile linea di coerenza psicologica (personale) tra il sentire presente e il vissuto corporeo.
Capita che si abbia questo incontenibile bisogno di capire, di spiegare, di etichettare.
Così come capita di intraprendere, a un certo punto della relazione di aiuto, questa tangente discorsiva per poi chiedersi: ma perché stiamo parlando di questo?
Capita di chiudere l'incontro con un retrogusto amaro e la sensazione di aver mancato il bersaglio; sprecato un colpo.
Però poi capita di incontrarsi la settimana successiva e di scoprire che la causa è a posteriori!
"Sara, ti ricordi il discorso teorico e inconcludente che abbiamo fatto la settimana scorsa?"
"Certo, ****, me lo ricordo".
"È quello che ho vissuto questa settimana!"
"Racconta".
"Parlavo con la mia amica ****: ascoltavo il suo dolore per una storia finita. All'inizio ho sostenuto lei. Poi, tornato a casa ho avvertito le sensazioni del rifiuto, dell'abbandono, del non sentirsi amati e ricambiati; del fallimento....e stavo cercando nella mia storia personale la causa di questo disagio. E l'ho pure trovata! Improvvisamente ripensavo alla mia ex e credevo che fosse la donna della mia vita. Eppure so per certo che non è così.
Allora ho compreso: stavo provando emozioni non mie, non personali. Mi attraversava soltanto l'eco emozionale della mia amica".
"Che vantaggio hai da questa consapevolezza?"
"Ho capito che non avevo un problema da risolvere, né un pensiero su cui arrovellarmi. Ero libero. Talmente libero da poter sentire oltre me stesso. Ho compreso che posso sentire e vivere cose con cui non devo fare nulla. Solo sentire."
"Grazie infinite **** per questa tua restituzione.
Credo che a volte soffi un vento soltanto. Ma che ogni canna vuota si offra a rimandarne un suono nuovo. Eppure il vento resta uno".
"È questo che ho percepito.
Quante volte ho sfogato dolori, rabbie e frustrazioni con il cibo, con gli acquisti compulsivi oppure odiando e auto distruggendomi, sentendomi sbagliato per il solo fatto di provare ciò che stavo provando e per non essere in grado di lasciare andare? ... E invece, quello che avevo provato non aveva a che fare con la mia storia personale. Ero l'eco, la cassa di risonanza di un sentire universale."
"La mente spezza l'Universo in ogni istante. Cerca di controllare con la logica raziocinante ciò che non ha controllo alcuno. Così come noi abbiamo tentato di avanzare ipotesi sul perché del nostro incontro precedente. Cercavamo di dare un ordine logico a quanto vibra oltre ogni umana logica: oltre le etichette di tempo e causa."
"Ora mi posso riconoscere di più".
"In cosa?"
"In assenza di limiti che fino a ieri vestivo come un abito firmato.
Sono più libero di ieri".
"Ti ringrazio per tutto questo ***".
"Grazie a te, Sara".
Sara Ascoli
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