Quel sassolino nella tua scarpa



- Perché non posso starti accanto?


- Perché hai sempre un sassolino nella scarpa.


- Non è vero.


- Esatto. Non è vero. Eppure tu lo tieni lì.


- Intendevo che non è vero: non ho sempre un sassolino nella scarpa. Ora, no, per esempio.


- Verifichiamo?


- Devo togliere la scarpa per farti vedere?


- Ho detto verifichiamo, non vediamo.


- Non ti seguo.


- Ed è per quel sassolino. Ti rallenta, sai.


- Volevo solo parlare. Ne stai facendo un dramma. Dimmi semplicemente di “no”, che non hai questa esigenza e la chiudiamo qui.


- Chi voleva parlare?


- Io!


- E perché chiedi a me di avere questa esigenza? Non ti basta la tua?


- Se tu non ce l’hai vuol dire che non vuoi ascoltare e a me non va di perdere tempo.


- Quanto ne hai perso per giungere a questa presunzione? E quanta energia hai sprecato per convincerti prestando fede alla logica mentale: eccolo il sassolino. Sei zoppo, lento, ferito, perdi sangue; avverti dolore e fastidio; divieni irritabile; la tua attenzione è logora: non riesci a mantenere il contatto con la Terra e con la Vita. Senti solo il sassolino.


- Avanti! Dimmelo. Che cos’è questo sassolino?


- Ciò che ti parla in continuazione. A cui non riesci a sottrarre l’attenzione. Il movente di tutte le tue condotte e di ogni tuo freno. È la mente: il demone, l’avversario, la logica, la maschera, la gabbia in cui vivi; il mondo: è tutto il tuo mondo. Ed è un sassolino che tu chiami universo. Oppure lo chiami “io”. Ci stai sopra con dolore perpetuo e ti sfianca al punto da non avere energia a sufficienza neanche per sostenere una tua esigenza.  Cerchi di muovere un passo: “ora le parlerò” e subito avverti il dolore: “e se lei non vuole ascoltarmi? E se pensasse che sono un cretino e non ho capito nulla? E se mi chiedesse più cose che non so dare? Se scoprisse che non sono all’altezza? Se dovessi uscire dalla mia routine? O, se fosse inutile parlare? Tanto non c’è nulla da risolvere: questa situazione non può cambiare. Potrei solo andare incontro ad altre difficoltà. Io mi devo muovere con molta attenzione, già ho troppi casini nella mia vita …” Questo è il tuo sassolino. Vuoi muovere appena un piede verso la vita e invece senti solo il sassolino. La tua esistenza è un continuo dialogo tra te e la minuscola pietruzza: “come posso poggiare il piede in modo da non sentirla? Come posso aggiustare il tallone nella scarpa tanto quanto basta per far spostare il sassolino? E se restassi su un piede solo? Magari non mi farebbe più male. Cosa posso assumere per non sentire questo dolore? 

Se mi stanco molto forse mi desensibilizzero’. Intanto, aspetto: con il tempo si farà un callo più duro del sasso”. Ovunque tu sia, qualunque cosa tu faccia, chiunque tu possa incontrare: tu senti solo e sempre il tuo sasso. Non puoi vedere, offrire attenzione, né tempo; non puoi sentire, percepire bellezza: neppure la tua. E non puoi quindi onorare nulla di quanto incontri. La tua attenzione, la tua energia, la forza, l’ascolto, il sentire … sono tutti per il tuo sassolino. 

È solo di lui che ti occupi.  E lui occupa te. Sta nelle tue scarpe: vive al tuo posto.


- Non lo vedo questo sassolino…


- Certo che lo vedi! Gli hai anche dato dei nomi! Lo chiami: famiglia, stipendio, figli, lavoro, impegni quotidiani, stanchezza, delusioni, tradimento, abbandono, insuccesso, impossibilità, ingiustizia, doveri, senso di colpa. E poi lo hai adornato di tutte le logiche della miseria: “non sono abbastanza (forte, ricco, bello, libero, intelligente, spavaldo, stronzo); non merito abbastanza; non sarò mai felice; quello che vorrei io non esiste; tanto nessuno mi capisce; gli altri sono troppo superficiali, egoisti, approssimativi, insensibili; il mondo è fatto così; la vita va così; non siamo liberi e non lo saremo mai; inutile lottare per qualcosa che tanto non otterrò …”.              

E poiché ritieni di non essere abbastanza, ritieni anche di non avere abbastanza da dare: ecco la miseria del tuo universo sassolino. Ecco la tua miserabile vita.


- Invece io credo di essere estremamente intelligente e sensibile. Perspicace anche e con grande senso pratico; leale e onesto … altro che miserabile: credo di valere molto più della maggior parte delle persone che conosco.


- Già: potresti anche avere un diamante nella scarpa. Non cambierebbe il fatto che ti duole costantemente e che la tua attenzione ed energia ruoterebbero sempre intorno al dolore.  Con un diamante al posto di un brecciolino, invece di dire a te stesso: “non sono abbastanza” diresti: “faro’ colpo con la mia intelligenza; devo stupirla con il mio fascino; visto che non posso offrire la mia attenzione avrò quella altrui per il modo in cui vesto o mi esprimo; per la mia auto o per il mio conto in banca; per i successi ottenuti sul lavoro o per i miei occhi azzurri; per la mia personalità, il mio status”.              

 Cosa cambierebbe? Nulla. Resti col sassolino di diamante sotto il piede. Invece di evitarlo spostando il tallone nella scarpa, vorresti che tutti lo vedessero. Comunque sentiresti solo quello. 


- Quindi non avrei soluzioni?


- Tu lo dici. Guardami: sono scalza. Ma tu non stai al mio passo. Non ho padroni e non possiedo nulla: per questo posso offrire il mio tempo.


- Ma non ne hai avuto per me, per parlare.


- La libertà è il mio tempo e la mia energia: la può incontrare solo chi è libero altrettanto. Tu avevi un’esigenza e invece di ascoltarla, di darle cure e attenzioni, hai chiesto a me di farlo: “hai la stessa esigenza? Sennò perdo tempo (ovvero ho poca energia, libertà).


- È perché ho poca energia che non mi hai più voluto nella tua vita?


- È per il sassolino.


- Come lo tolgo?


- Guardami: sono scalza.


- Che vuol dire camminare scalzi?


- Per me o per te?  

Tu lo vuoi sapere. Ma se lo sai non per questo lo sei. Tu lo vuoi sapere come volevi sapere se io avessi la tua stessa esigenza.    

          

Senti come preme il tuo sassetto?


SA

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