La sterilizzazione dell'umano e l'energia sessuale della Monsanto
Dopo 20 anni di lavoro come Counselor mi trovo a fare i conti con più di un cambiamento generazionale.
Cambia la società, si trasformano i condizionamenti culturali e le condotte sociali.
Si modificano i sentieri attraverso i quali camminano quelli impegnati a costruire la propria identità: a farsi uomo o farsi donna. A farsi umani.
E tra le tante trasformazioni attuate o in atto, oggi voglio condividerne una, in particolare. E magari ricevere vostre opinioni, vostre esperienze, in merito.
Durante i primi anni del mio lavoro sull'identità da decondizionare per ripristinare una base minima di libertà: di movimento (mentale e corporeo);
di pensiero;
di sentire e di spazio proprio per sentire (gli animi sono sempre ingombri di un sentire storico, famigliare, sociale; morale; raramente si incontrano cuori alleggeriti e capaci di un sentire personale);
di azione, etc,
nel mio studio incontravo adulti in conflitto con se stessi o con figure di riferimento.
Questi persone ormai adulte avevano attraversato la fase di ribellione adolescenziale; avevano portato il loro ego fino alla massima esplosione e ora dovevano ricostruire se stessi.
Partivano da una relazione con un partner o con i figli; da scelte professionali; o ancora da lavori spirituali.
Il conflitto più comune era quello tra i condizionamenti ricevuti dall'ambiente che avrebbe voluto definirli in un certo modo; e il proprio genuino sentire.
Dovevano rinunciare a un bisogno diffuso che è quello dell'appartenenza a un gruppo in cambio del tesoro: se stessi;
la propria identità;
sapere chi fossero al di là delle etichette e delle categorie di giusto o sbagliato; al di là dei ruoli sociali.
Cosa è cambiato oggi?
L'adulto che incontro nel mio studio raramente ha affrontato la ribellione adolescenziale.
Quasi mai ha attraversato la fase simbolica del "fare fuori le figure genitoriali": letteralmente farle fuori. Ovvero, liberare il proprio territorio interiore dall'autorità genitoriale.
Il referente genitoriale resta interno: si nasconde sotto la deresponsabilizzazione; la paura di scegliere; l'autosabotaggio; l'incapacità di stringere relazioni; l'immaturità; il perseguire il piacere a tutti i costi; la mancanza di cura e attenzione; il pretendere comprensione e accudimento a tutti i costi; la necessità di trasformare in un baleno ogni zucca in carrozza.
Il rifiuto o la resistenza a farsi adulto.
L'autorità genitoriale resta interna come autocritica e senso di colpa ma anche come obbedienza distratta a tutti i referenti di potere: i superiori sul posto di lavoro; i professionisti; i detentori del potere politico, giuridico, medico; ma anche un qualsiasi individuo che eserciti fascinazione attraverso la diffusione della propria immagine/ opinione.
Questo potere oscilla, nella percezione dell'adulto seduto nel mio studio, tra la posizione di responsabile colpevole e quella di responsabile salvifico.
È il genitore cattivo o quello buono.
Andando al di là di un discorso sulla responsabilità personale (e, pertanto, sul potere e la libertà; sull'autodeterminazione) ciò che ne consegue è lo sviluppo e la cronicizzazione di una generazione anagraficamente adulta ma che non ha conseguito le tappe evolutive precedenti.
Non riescono a percepire il proprio bambino interiore poiché desensibilizzati dall'ininterrotto capriccio dell'animo infantile. E non sanno curarlo, accudirlo, proteggerlo.
Se sono (sempre più di rado) biologicamente genitori non riescono a coprirne il ruolo.
Se sono partner o cercano una relazione, mirano a soddisfare solo le aree di piacere personale.
In ogni caso, soffrono enormemente e faticano oltremisura per offrire nuova vita alla vita.
Qualcosa in essi si è bloccato: non hanno perdonato, né fatto fuori le figure genitoriali. Non li hanno visti quali esseri umani; non li hanno accettati e, pertanto, non li hanno ancora superati.
Questi referenti restano un'idea o un'ideale. Lo stesso vale per la vita: non accettata poiché sarebbe dovuta essere bianca piuttosto che viola; o dovrebbe essere verde piuttosto che rossa.
"Non è giusto che piova"; "non è giusto che l'altro pensi o senta in una certa maniera": "non è giusto per me".
E questo è quanto.
Non nasce e non cresce la spinta a costruire vie alternative e indipendenti.
Al contrario: si cercano nuove dipendenze più o meno alla moda; più o meno a buon mercato.
Perché questo umano è sterile?
Evito qui di dilungarmi in una tediosa analisi antropologica e sociale delle cause.
Però mi preme sottolineare che l'area genitale è sede di un'energia fondamentale (che sta alle fondamenta): la creatività; la capacità di scegliere le direzioni della vita; il sentire le correnti vitali; la forza e l'energia vitale; l'espressione e la voce; l'intendimento e l'ascolto; il risveglio del sacro.
Questo centro è la propria dimora; associato con l'inconscio, con gli impulsi da domare; con la capacità di fluire attraverso le cose e di saper sfuggire al controllo; il desiderio sacro di libertà; saper vivere senza timori e saper stabilire rapporti di fiducia; saper esprimere i sentimenti; affidarsi alla vita. Liberarsi dal senso di colpa, vergogna (purificarsi) e saper gustare la vita per ciò che è al momento esatto. Questo secondo centro ergetico si differenzia dal primo (quello sacrale) concentrato sulla soddisfazione irresponsabile e immediata del piacere, per la capacità di saper estrarre il piacere dall'esperienza vissuta: qualunque sia il modo in cui si sia conclusa l'esperienza.
L'adulto contemporaneo si presenta con questo centro "sterile": incapace di dar voce al proprio potere creativo e di creare. Non è più pro-creativo.
L'adulto contemporaneo è sempre più simile a un seme della Monsanto: genera frutti sterili. Non persegue lo scopo umano di proseguire la vita. È una vita fine a se stessa. Il cui obiettivo è solo manifestare e manifestare e manifestare. Non creare, generare, offrire.
Dott.ssa Sara Ascoli
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