PREDATORI A CUI IL FRUTTO È PROIBITO
Vi hanno istruito, avete letto o persino avuto esperienza del fatto che potete essere ogni cosa.
Che ognuno di noi è ogni cosa.
Che in ognuno vi è l'assassino e il profeta; il piacere e il dolore; l'amore e l'opportunismo.
Si tratta appena di parole e nomi, quindi di forme,
per un flusso eterno e universale che, soltanto se nominabile e nominato, si fa comprensibile all'uomo.
L'amore compreso diviene comprensione.
Il piacere compreso diviene comprensione.
Il dolore compreso diviene comprensione.
Così comprendete ogni cosa dentro di voi.
Oppure no‼️
Così comprendete la comprensione di qualcosa dentro di voi.
Per comprendere il piacere dovrete separarlo dal non piacere: c'è sempre una parte o un pezzo che non sta dentro il contenitore etichettato sotto la voce "piacere".
È un po' come accade alle sorellastre di Cenerentola costrette ad amputarsi tallone o alluce per poter calzare la scarpina!
Ma il sangue sgorga e tradisce la passione esclusa, non purificata; non ancora fatta sacra.
"Questa cosa mi piace ma ha quest'altra cosa che non mi piace affatto! Allora la elimino, la rifiuto, la attacco: mi fa rabbia, fastidio, irritazione. Trovo ingiusta la sua natura che ha urtato la mia!
E se non posso rifiutare quella natura (perché è mio figlio; perché è mia moglie; perché è mio padre; perché è il capo da cui dipende il pasto della mia famiglia; etc) allora rifiuto la mia natura e mi faccio a misura di vendetta, indifferenza, predazione, insensibilità, noncuranza, egoismo, etc."
È così che si diviene fatalmente predatori:
"questo lo voglio; questo mi serve; senza questo non sarò quest'altro (salvo, felice, appagato, forte o identico all'idea che ho di me!)".
O si diviene fatalmente prede:
"questo minaccia la mia identità, il mio bisogno di tranquillità e sicurezza, le mie certezze, etc".
Per chi ne ha avuto esperienza vivificante, è chiaro come la luce del Sole che in ogni uomo è presente ogni cosa e il suo contrario.
Ma lo è come divenire: non come avere‼️
La fragilita' e la durezza mi attraversano e io non resto né fragile, né dura. In me la vergogna diviene come diviene l'oltraggio.
Ma non restano.
E perché allora, quando in me diviene la gioia o il piacere, mi comporto affinché non passino oltre e restino lì❓ Insisto affinché divengano la mia forma: che l'esistenza abbia soltanto quel sapore o che almeno un ambito della mia esistenza abbia solo e proprio quel sapore‼️
Dentro di noi c’è tutto, persino quel sapere che a mangiar esclusivamente una parte del tutto, ci si avvelena (Eden, Biancaneve, etc)!
Ecco che se diamo solo un morso, se addentiamo solo un lato dell’Universo, la Vita continuerà a proporci ancora e ancora l’altra parte del frutto, quello che abbiamo rifiutato e scartato.
Apriamo bocca per piacere, per piacerci, per compiacere, o per strappare a morsi ciò che non ci piace, che non ci fa piacere agli altri.
E ci ostiniamo a voler restare ciò che ci è piaciuto essere:
“ero divertente quando ero magro; mi sentivo potente quando guadagnavo bene; eravamo felici quando ci amavamo.
Perché non può tornare tutto come prima? Perché non posso rivivere le stesse cose? Se tutto è in me perché non posso sentirmi ancora vigoroso, affascinante, potente, felice, innamorato, ricco, di successo, amato?”
Comprendere ogni cosa non equivale a possedere ogni cosa.
Ogni cosa diviene.
Tu lo sei ma non lo possiedi.
Sei (solo) un Universo a forma di persona in cui gioia e dolore si trasformeranno; diverranno.
La logica predatoria impone competizioni e conquiste; cime sempre più alte e territori sempre più vasti su cui pisciare.
Ed esclusioni, rifiuti, fughe e scappatoie.
L’illusione in cui precipita chi è posseduto da una simile logica è di poter conquistare più rose senza dover incappare in più spine.
Ma questa illusione è solo la notte prima di un lungo viaggio: e se le spine fossero gradini o i pioli di una scala?
#SiiReale
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