COSA NASCONDE LA TENDENZA A SMINUIRE TUTTO?
Per dare senso alla vita bisogna trovarne il valore: nelle circostanze e nelle esperienze; nell'ambiente in cui si vive; nelle persone di cui ci circondiamo; nel proprio sentire; in se stessi.
Il valore.
Ecco il segreto.
Ma se è così facile perché tanti sono dipendenti dalla tentazione di svalorizzare tutto?
Riconoscere il valore di qualcosa implica fare i conti con il nostro stesso valore: quello che attribuiamo e riconosciamo a noi stessi.
Dare valore a un paesaggio che osserviamo è come dire a se stessi "io merito questa bellezza". Conseguentemente, svalorizzare tutto indistintamente, equivale da una parte a dire "non merito nulla di bello" e dall'altra a consolare se stessi: "se tutto è brutto, posso permettermi anche io di restare brutto"!
La bellezza e il valore, che i nostri occhi incontrano in cose e persone, sono specchi severi: inizialmente è inebriante cadere nella bellezza ma poi, a lungo andare, bisogna fare o conti con se stessi. "Se sono io che ho percepito e riconosciuto quella bellezza, allora quel valore è in me. Dovrò prendermene cura, coltivarlo, offrirlo. Ma costa fatica e impegno! Faccio prima a sminuire ciò che ho vissuto e visto!"
Il valore incontrato mette in discussione le idee e le certezze su noi stessi. Ci sfida a migliorarci e lo fa tramite il senso di mancanza: "mi manca quella persona con cui stavo così bene"; "mi manca quel posto in cui ero così in pace"; "mi manca quel lavoro che era così interessante".
Il valore riconosciuto invita a modificare il proprio comfort, le proprie abitudini, l'equilibrio statico.
E questo spaventa.
Tutte le differenze ci spaventano poiché rivelano una possibilità, una diversità, un terreno nuovo in cui poterci espandere.
E, dunque, la paura invoca la distanza dal cambiamento: sminuire, raffreddare, ridurre a logica un'emozione, svalorizzare; dire a se stessi "è inutile; non ha senso, a che serve? Che me ne faccio? Tanto, è passato ..." è un modo per mettersi al riparo dalle altezze della vita.
Sminuire la vita, gli altri, le emozioni e le proprie capacità, ci permette di ignorare le nostre debolezze pur di dare sempre ragione a se stessi.
A sua volta, il fatto di ignorare le proprie debolezze comporta di indossare una maschera: quella del duro, del rabbioso, del violento, del sicuro. Questo personaggio non ammette fragilita', delicatezza, affetto, relazioni, complicità, meraviglia, ingenuità, stupore, purezza, innocenza.
Non le accetta in sé, né negli altri; né può coglierne nella manifestazione della vita.
Fragilita' e debolezze possono essere ammesse solo a patto che se ne trovi il capro espiatorio: sono vissute come colpe o abusi! "Sono così per colpa dei miei genitori!"
L'assenza di responsabilità personale rivela che non siamo ancora pronti a mostrarci per ciò che siamo e a prendere in mano la propria vita.
Dare la responsabilità ad altri implica dare loro anche il nostro potere: non di rado, chi tende a sminuire e svalorizzare ogni cosa indistintamente, toglie valore anche a se stesso "non ho la forza; non ho sufficiente energia; non sono capace".
Quando seguo persone che lottano tra la necessità di dare un senso alla propria vita e il bisogno di uccidere ogni istante di vita per salvare il comfort di miseria che hanno scelto, mi accorgo di quanta paura vibri in questi corpi incatenati all'orgoglio.
Sminuire e svalorizzare la vita rivela il non detto: "ho paura di morire. Ne ho così paura che preferisco non vivere e prepararmi alla morte. Non voglio vederla arrivare. Non voglio sentirla. Voglio che tutto sia uguale a ogni giorno. Ecco perché non vivo. Così la morte non mi spaventera'. Si confonderà con quello che faccio o non faccio, che sono o non sono. Se tutto è uguale e spento per me, se tutto è senza senso, della morte non mi accorgero' nemmeno."
#SiiReale
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