LE VIE DEL PIACERE
In quanti luoghi della tua vita abita il piacere?
Che la nostra società non educhi al piacere è cosa nota. Vi basti pensare a quando eravate a scuola e vi mettevano di fronte a una poesia: a quanti di voi hanno svelato la bellezza e il piacere dei versi?
Per i più, "poesia" era sinonimo di impegno, fatica, noia, incomprensione.
Allo stesso modo oggi, molti adulti si avvicinano al piacere con lo stesso pesante senso del dovere.
E non mi riferisco soltanto all'ormai ironica coreografia dei mal di testa femminili!
Il piacere non abita solo i luoghi del corpo.
C'è piacere nella conoscenza e nella comunicazione; nell'apprendimento e nell'accettazione. C'è piacere nell'ascolto e nella devozione; nella tenerezza e nella risolutezza. C'è un piacere nell'assenza come nella mancanza; nell'attesa e nel perdono.
I luoghi del piacere abitano gli spazi del corpo come della mente; dell'anima come dello Spirito.
Le vie del piacere sono vie di conoscenza di sé:
fin dove sostieni il tuo piacere?
Fin dove puoi spingerti alla ricerca del piacere?
Quanti territori puoi colonizzare con il piacere?
Capita, non di rado purtroppo, che chi siede nel mio studio in cerca di una relazione di aiuto, non conosca affatto la dimensione del piacere.
Si confonde spesso con la consolazione, con la gratificazione; con l'orgoglio o il riscatto; con lo stordimento; con il possesso e la conquista; con l'interruzione momentanea del dolore; con il divertimento; con l'appagamento o la soppressione di un bisogno/desiderio; con il mostrarsi e l'essere visti; con l'accettazione altrui; con il conseguimento di uno scopo.
Il piacere non è nulla di tutto questo anche se può camminare attraverso ognuna di queste stanze.
Il piacere è una meditazione o una preghiera e al contempo una ricerca.
Cosa si sta cercando attraverso il piacere?
Il divino che fluisce in ogni cosa, affetto, sensazione, intenzione, evento, persona, pensiero e forma di vita.
L'esplorazione cosciente del piacere è l'esplorazione del divino con cui ci si unisce.
C'è un momento in cui sforzo e piacere non sono fasi separate e distinte ma un unico stato di coscienza.
Così il piacere di manifesta ogni qual volta superiamo il conflitto fra due opposti: maschile/femminile; buono/cattivo; giusto/sbagliato; utile/inutile; luce/ombra; io/tu; io/mondo; passato/presente.
Il piacere, in ogni luogo abitabile, non riguarda la soddisfazione di un desiderio bensì l'unione o la sacra ricerca dell'unione.
Spesso, chi si rivolge al mio studio lamentando un'incapacità a trovare una via per il piacere, non ha ancora trovato il proprio, personale modo di vivere. Esiste come gli hanno insegnato a esistere; fa le cose come ha letto che si debbano fare; cerca ciò che gli è stato detto di cercare.
E non trovando se stesso, ma una copia come tante, non trova neppure il piacere.
Quando si fa ciò che si DEVE, si vive di fretta. E per di più in apnea. L'esistenza è volta al compito e non alla scoperta. L'uomo "dovuto" vive di reazioni a stimoli: è meccanico, ripetitivo. Ha perso la forza vitale.
Le vie del piacere sono strade a lenta percorrenza. Sono fatte di tempo dilatato, libero, lento: di amplificazioni dei sensi e della percezione; di rapimenti di intensità e sacra creatività.
Fin dove sai spingerti lungo le vie del piacere che attraversano la tua comunicazione?
#SiiReale
Lunga riflessione...che porta lontano in sentieri necessariamente solitari.grazie F.
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