FARE ANIMA#COMFORT ZONE


Era del poeta John Keats l’espressione “Fare Anima” che James Hillman adottò per spiegare il lavoro su se stessi in rapporto alla propria interiorità.

Anima, per Hillman, è “Quel fattore umano sconosciuto, che trasforma gli eventi in esperienza, che rende possibile il significato e che si comunica nell’Amore”.

Spesso, si dà per scontato che ognuno di noi “abbia” un'Anima.

Ma non è così semplice.

L’Anima è qualcosa che si forma attraverso uno specifico lavoro su stessi. È un’essenza o sostanza con cui si lavora attraverso le esperienze concrete del nostro vivere: a patto che si scelga di uscire dalla zona di comfort!

La comfort zone ci mette al riparo dalla scelta di individuarci: si tratta di quello stato in cui ogni cosa viene percepita o ridotta a dimensioni familiari, note, abituali, al solo scopo (spesso inconsapevole) di mantenere bassi i livelli di ansia e stress.

In questo territorio esistenziale le persone agiscono come se fossero assenti; piuttosto meccanicamente con comportamenti ripetitivi; illuse così di poter esercitare un controllo sulla vita (bisogno di sicurezza) rinunciando a stimoli e rischi ma aumentando le comodità attraverso l’accumulo di beni materiali o l’impiego della logica riduzionista: una vita comodamente priva di senso!

La zona di comfort richiede poca energia per rimanervi dentro. Ma paga con la stessa moneta.

Invece, come si fa Anima?

Innanzi tutto, apprendendo a restare soli con sé stessi, declinando la tendenza a riempire ossessivamente ogni secondo del nostro tempo affaccendati in qualcosa.

Confrontarsi con il proprio vuoto interiore implica il sapersi ascoltare, ovvero: ascoltare se stessi.

Ed è precisamente questa la difficoltà!

Quando ci mettiamo in ascolto delle nostre profondità, possiamo scoprire che non sono affatto nostre! Emozioni, pensieri, giudizi, desideri, limiti, paure, scelte e condotte, partners e professioni, sono inevitabilmente frutto di condizionamenti famigliari, culturali, sociali, ideologici.

Quando, durante il lavoro in studio con un cliente, adottiamo gli strumenti dell'enneagramma della personalità, colui che ho di fronte resta di stucco nel constatare che tanti aspetti di sé o valori che riteneva di aver deliberatamente scelto, sono determinati dal carattere (quelli di base sono 9 in tutto!) a cui si appartiene: c’è ben poco di personale!

Fin quando non si prenda coscienza dei principali fattori che hanno condizionato le nostre scelte, i pensieri o le emozioni, non si potrà nemmeno prestare ascolto e scoprire il proprio reale sentire, i propri reali bisogni.

Fare Anima non è fare terapia ma è stare nel lato invisibile della Vita o nel Sacro: in quel soffio che da sempre ci parla di noi ma che troppe volte è soffocato dal rumore del mondo!

I condizionamenti che riceviamo sin dalla nascita rappresentano il lato più evidente, quello visibile e persino da tutti ben accettato!

Il confronto con la verità di noi stessi avviene invece nell’Ombra: quella parte di noi che rifiutiamo; con cui non osiamo identificarci: che non (ri)conosciamo neppure!

Fare Anima non è un cammino facile: è il “conosci te stesso” oltre, ALDILÀ, di ciò che hanno fatto di te stesso!

Fare Anima è curarsi di Sé.

“I corrotti e i superstiziosi chiamano comunemente il nostro mondo: “valle di lacrime” […] che pensiero limitato e mediocre! Chiamate il mondo, vi prego, “la valle del fare anima” e allora scoprirete qual è la sua utilità.” (John Keats).

“L’ignoranza è la più grave malattia dell’umanità ed è la causa di tutti i suoi mali. La guarigione si ottiene mediante la Conoscenza”.(Buddha)

#SiiReale


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