💼💼IL PESO DEL VUOTO💼💼 La stanchezza di relazionarsi
"... ho conosciuto coppie che vivevano in silenzio:
alcune per amore,
altre per danno..."
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Ho modo di constatare, nel mio lavoro, che tra le persone corre sempre più stanchezza delle relazioni affettive.
Il numero di quanti denunciano di non poterne più di avere a che fare con le debolezze della personalità propria e altrui, è in crescendo: si resiste sempre meno agli attacchi della personalità e un non ben definito desiderio di “svincolarsi” dalle relazioni affettive, si rannicchia in un angolo interno a molti tra noi.
Nelle relazioni, si sa, l’altro ci offre, suo malgrado, uno specchio implacabile di noi stessi: attraverso le dinamiche relazionali si esasperano i propri tratti di personalità (vogliamo essere visti e accettati ad ogni costo; vogliamo avere ragione; vogliamo che l’altro supplisca alle nostre mancanze, ci completi, ci rassicuri, ci culli o ci distragga da noi stessi; etc) e scopriamo le nostre ombre.
Ma come mai si resiste sempre meno agli urti tra gli spigoli delle personalità?
Chissà quante volte abbiamo sentito pronunciare queste parole:
👉"ai miei tempi le cose rotte si raggiustavano! E così si faceva anche con i rapporti. Si cercava di andare d'accordo. Oggi buttate tutto e non sopportate niente.
Tanto ci sono le offerte a buon mercato‼️Potete sostituire tutto: gli oggetti e le persone!”👈
Con frasi del genere le nostre generazioni di consumatori affettivi (e non solo) vengono redarguite da chi, prima di noi, ha trasudato per decenni collanti organici di ogni tipo, pur di tenere assieme i pezzi amati.
Nel mio lavoro ho conosciuto coppie che vivevano in silenzio:
alcune per amore,
altre per danno.
Ho onorato il silenzio di chi sa tacere per poter amare di più e mi sono rattristata al silenzio di chi non sa come amare di più.
Perché oggi non si resiste alle punture di spillo della personalità altrui❓
Si è pronti al fastidio, alla noia o alla fuga non appena l’altro si manifesti nelle proprie debolezze psichiche o caratteriali. Non accogliamo e non supportiamo (supportare e non sopportare!).
Abbiamo smesso di cercarci nelle fragilita’ altrui che intendiamo quasi sempre come attacchi diretti alla nostra altrettanto fragile personalità.
È da biasimare questa rinuncia facile che annienta l'amato e l'amante?
Si.
E no.
Ogni rinuncia è soltanto una rinuncia.
La zona di comfort è diventata la terza elica del nostro DNA: nessun rischio, non si osa, non si azzarda, non si prova, non si salta e non si vola.
O lo si fa dopo aver fatto controllare le apposite reti di salvataggio!
Al posto degli istinti l'uomo ha messo appetiti facili: lussuria che fa le veci del piacere; vizio a onor del sacro!
E soprattutto: che non si perda tempo! Rapido e indolore, il vivere senza dogmi, né anni; senza virtù o lodi ma con inerzia semplice: quanto possiamo attendere finché l’altro cambi o finché si riesca a modificare se stessi?
Meglio un'abitudine (abito) su misura‼️
La rinuncia facile alla relazione non è solo figlia dell'ozio o dell'accidia.
S'è detto, s'è scritto e s'è letto tanto di questa accelerazione evolutiva o salto quantico, o cambio vibrazionale che ci tende un orizzonte: a ogni passaggio tra un'epoca (frequenza) e l'altra, qualcosa ce la portiamo, qualcosa si trasforma e altri aspetti li perdiamo per strada.
Una qualità di quella resistenza all'attrito tra personalità, la stiamo perdendo.
Questa perdita risponde, in verità, a un disegno o a un progetto tra anime.
L'anima è davvero stanca di rapportarsi solo a tratti prosaici di personalità. In questa fase di evoluzione ha altre esigenze; cresce sotto altre luci o in altri terreni; le condizioni necessarie ad attivare i suoi processi vitali richiedono nuovi incontri.
L'anima cresce e si sviluppa per risonanza e questa nuova era che stiamo preparando, richiede sempre più sacri altari di risonanza.
È come dire che l'anima s'è fatta più esigente e meno indulgente.
La stanchezza delle relazioni basate su accordi di personalità traduce un'intenzione animica di vibrare a frequenze più elevate.
Questo messaggio sacro, che ci raggiunge attraverso un senso di insoddisfazione o disinteresse per la consueta relazione affettiva, non va tradotto come un invito all’isolamento oppure al consumo facile di incontri disimpegnati poiché è noioso avere a che fare con le tipiche miserie del femminile o del maschile feriti.
Da sempre l’Essenza comunica con noi attraverso il senso della mancanza o del vuoto: la crescente insoddisfazione e conseguente disillusione sulle relazioni affettive tra personalità, è l’invito alla ricerca di relazioni che abitino un piano animico.
Il vecchio modello relazionale poteva soddisfare esigenze della personalità: il piacere, l’accettazione di sé, l’assertività, l’appartenenza, la sicurezza, il comfort, il bisogno di accettazione, quello di radicarsi; la scoperta della propria ombra e del carattere; la condivisione; etc.
Le relazioni animiche hanno ben poco a che fare con lo sviluppo della personalità:
piuttosto il contrario.
Saranno il terreno in cui la personalità verrà annientata per lasciare all’anima il posto che le compete.
Ed è proprio da questo orizzonte che sorge un nuovo gusto insofferente a comunioni di carattere, al peso del vuoto.
#SiiReale
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