Sviluppare resistenza


 Quando si intraprende un percorso evolutivo o anche solo terapeutico, la mente è agitata da uno scopo: acquisire nuove capacità; espandersi. 

Così, l’uomo agito dalla mente vuole vedere risultati.

E in fretta, possibilmente.

Come alcuni tra voi sanno, mi occupo principalmente di condizionamenti e, per la precisione, di condizionamenti mentali. Del modo in cui la mente informa la percezione che si ha di sé e del mondo. E del modo in cui il mondo rifletta, come uno specchio, l’immagine consapevole e non, di se stessi.

Al di là dello specchio, pulsa l’Universo, che non è il mondo e non è un’immagine ma che pur sempre si riflette in qualcosa: questo qualcosa è in ognuno di noi. C’è almeno ogni tanto. E qualche volta ama.

Ma è così raro nel mio lavoro avere l’onore di incontrare questo qualcosa.

Accade. Ma raramente.

Per lo più ho a che fare con quel territorio della mente che desidera espandersi. E, non è un caso, si tratta proprio dell’area maggiormente condizionata.

La stragrande maggioranza delle persone non ha mai sviluppato nessuna resistenza a tutta una serie di condizionamenti che provengono da origini a loro persino ignote. 

Lavorare sulla scoperta e sul rinforzo di queste resistenze è il primo, fondamentale, passo per costruire un senso di realtà: il condizionamento che agisce sulla mente umana non permette mai (ho scritto: “mai”, non “quasi mai”) di percepire la realtà per ciò che semplicemente è. Ciò che si percepisce resta sempre in funzione di una conferma: di un’idea di sé; di un’idea dell’altro; di un’idea del mondo. La percezione è preordinata!

Ma il mondo esiste poiché noi lo pensiamo: “il mondo esiste  come sensazione” avrebbe detto il Don Juan di Castaneda. E se continuiamo a pensarlo attraverso una mente condizionata, continuiamo pure a confermare  all’infinito quei condizionamenti.

Dunque, come si spezza quel circolo vizioso?

Incominciando a resistere (etimologicamente: “stare fermi, stare saldi; opporre fermezza a una forza contraria che si ripete) dapprima, almeno, al condizionamento interiore. 

Non l’espansione, ma la libertà dovrebbe essere lo scopo dell’uomo.

E la libertà ha inizio dalla conoscenza delle leggi che governano la persona: dal sapersi osservare.  

Osservare se stessi e non ciò che cada fuori da sé.

 Il primo passo nella costruzione di un Sé non condizionato richiede semplicemente di constatare, nel momento presente, quanto accada in sé: sensazioni, emozioni. 

Non il perché accada o le sue conseguenze, solo ciò che c’è: c’è paura, rabbia, ansia, frustrazione, confusione, indecisione, malinconia, pena, ebbrezza, fibrillazione, entusiasmo. 

Osservare, resistendo al tentativo mentale di analizzare ciò che si registra.

Questa osservazione resistente presuppone la necessità di sapersi fermare: dapprima fisicamente, emancipandoci dall’impulso a fare qualunque cosa pur di non essere in compagnia di noi stessi; poi emotivamente: saper restare nell’emozione presente, accoglierla e saperla sentire, ascoltare; infine, mentalmente: non giudicare, non analizzare, non giustificare.


#SiiReale

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