PERFETTA INABILITÀ
Non di rado chi si reca nel mio studio porta con sé una domanda o, meglio: direi che La Domanda conduce la persona.
"Qual è il senso della mia vita? Mi sono persa o mai trovata, forse".
La risposta che mi accingo a scrivere non è di quelle che si danno di getto.
Ogni persona è a sé (o al Sé) in modo diverso.
Ognuno procede con il suo passo e proviene da particolari distorsioni percettive (la storia personale).
La risposta che sto per scrivere è una per tutti.
Eppure sono i tempi in cui viene distillata che devono necessariamente differire per ciascun io.
Sono le modalità di somministrazione che variano per ogni cuore leso.
Sono le implicazioni di questa risposta sul senso che ne fanno il senso stesso e, al contempo, rifiniscono la risposta come alta sartoria su ognuno di noi.
Qual è, dunque, il senso di questo nostro vivere?
Ricordare.
Veniamo in manifestazione sulla Terra come esseri totali, completi: onniscienti dell'Essenza.
Ma inabilitati ad agire.
Veniamo così piccoli e fragili come la più preziosa tra le bellezze perfette. Ed è perfetta anche quell'inabilità!
Pure siamo chiamati ad apprendere.
Cosa?
Se siamo (sappiamo) già tutto ciò che un Essere umano dovrebbe, cosa potremmo mai imparare?
I limiti. I confini. Le regole. Gli schemi. La separazione. L'apparenza. Il divenire.
Questo si para a ogni appena nato attraverso l'educazione e la socializzazione. E nell'apprendere questo filtro comunicativo e percettivo, il bimbo dimentica Sé stesso.
La luminosa sfera di consapevolezza viene al mondo e si frantuma.
Per imparare dimentica e per ricordare ha bisogno di dimenticare ciò che ha appreso.
Le regole di ciò che è opportuno o no; le differenze di età, genere o forma; le cognizioni sulla morte, sulla salute o malattia; l'idea di tempo o spazio, di visibile o invisibile; il concetto di importanza o necessità; la convinzione su "io" e "altro"; riduzionismi, razionalismi, scientismi o ateismi; etc.
Tutto questo e molto, molto altro ancora, va dimenticato per ricordare chi siamo.
Il senso della vita è un ritorno all'origine o Essenza.
Esistono tante mappe di rientro e tante guide, aiuti, indizi a sostegno di ogni viandante. Ma pure tante sirene incantatrici che adopereranno ogni malia per trattenerci nell'illusione mondana.
Il senso della Vita è ricordare.
E la Vita fa senso poiché in ogni istante, sfumatura o nota, profumo o mancanza, conserva indici di memoria.
A volte sono occhi o nomi; nuvole o zanzare; rabbie o ispirazioni; sogni; catastrofi, impulsi, paure, gesti, umori, vuoto. La memoria dell'Essenza permea tutto: è il frattale di ogni cosa che si nasconde nella bellezza.
Non stupisce affatto che la maggior parte delle esistenze siano affette da schemi di dimenticanza: abitudini, vizi, passioni, interessi, convinzioni, coazioni, dipendenze, tempo, razionalità, logica, etc.
Non sorprende affatto che quasi tutti i sistemi educativi vertano sulle brutture eclissando il meraviglioso.
La dimenticanza risponde alle regole mondane: affinché il mondo esista così com'è bisogna dimenticarsi.
Pure è un mondo duale: nulla si regge senza il suo contrario.
Ricordalo.
#SiiReale

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