D'AMORE INDEGNO
Uno degli errori più bisognosi di correzione nella mente umana è quello di sentirsi indegni.
È difficile rinvenire tutti i camuffamenti di questa presunzione: la convinzione di essere indegni o immeritevoli può celarsi dietro mille insicurezze, rifiuti e persino ragioni o certezze ostentate.
Al di là di ogni qualità con cui descrivere l’irraggiungibile anelito, chi vive la dolorosa condizione di ritenersi indegno, lo è sempre rispetto all’Amore.
E non si tratta del sentimento individuale, accudente o romantico, carente in una storia personale. L’Amore che non si merita è quello Universale o quello che genera la Vita nel suo perpetuo manifestarsi.
L’indegno non si sente figlio (se non rifiutato) di una buona sorte: la Vita non ne ha premura ma ne fa bersaglio o di lui non si cura.
L’indegno non solo s’è convinto di non meritare Amore: neppure ne offre.
Così l’indegno è circondato a sua volta da indegni che non meritano il suo amore o la sua considerazione poiché ritenuti mancanti di quelle sole qualità che lui si riconosce: il gran lavoratore disconosce il disoccupato; lo sportivo disconosce il pigro; l’acculturato scansa il sempliciotto; e così via.
Ognuno di noi serba nel cuore un alone di indegnità o mancanza. Ed è questo ritenersi non omologhi all’Amore che ci condanna.
Ci condanna alla mediocrità e alla rinuncia.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”; “E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete”: l’indegno non chiede poiché non crede di meritare.
La sua ricerca è tra le briciole, non tra le stelle.
All’indegno manca la fede ma nella sua stessa integra purezza.
“Non sono capace; non riesco; se solo avessi avuto/fatto/detto; ho sbagliato tutto; non c’è più nulla da fare; non è per me; non posso; non sono questo o quest’altra cosa; non ho questi mezzi o strumenti o facoltà; non posso permettermelo; non è da me; non mi perdonerei mai; non posso concedermi un errore/fragilità; etc.”: colui che si ritiene non abbastanza o mancante di qualsiasi attributo o capacità manca della fede necessaria a chiedere così come a offrire.
“Non merito di ricevere e non merito che l’altro abbia bisogno dei miei doni”.
Quando, nel mio studio, chiedo alla persona seduta di fronte: “cosa hai da offrire al tuo prossimo?” raramente incontro una risposta che non sia una formula standardizzata da slogan giornalistico.
Chi non si ritiene degno praticherà sotterfugi o manipolazioni: mentirà, ruberà la fiducia che crede di non meritare, così come la felicità (sostanze, abusi, dipendenze), la stima o l’amicizia, l’affetto. Li elemosinera’ o ne aggredirà l’aspetto (ironia, sarcasmo, sminuire), rifiutandoli.
Ognuno di noi ha circoscritto il proprio sentirsi indegno su uno o pochi capri espiatori: la fragilità, la timidezza, la poca avvenenza, le poche risorse, il senso di inadeguatezza, l’egoismo, l’invidia, l’età avanzata, etc. Poco importa cosa scegliamo per ammanettare un senso di indegnità che se a piede libero soffierebbe sul nostro castello di carta: in questo modo l’indegno evita l’esperienza di essere raggiunto (dentro o fuori) dall’Amore.
Fin quando per te resterà al mondo un solo essere non degno della tua totale considerazione, di rubarti un minuto o di sporcarti una scarpa, in fondo al tuo cuore non ti sentirai degno di ricevere tutto l’Amore.
Fin quando riterrai una parola o un gesto, tuoi o altrui, inutili e quindi indegni, ancora in te non c’è dignità d’Amore totale.
L’abbondanza della Vita si nasconde in questo senso di integra purezza che può davvero salvare un uomo dall’inferno di un’esistenza sprecata all’affanno della fuga o alla miseria della finzione.
La strada per ogni guarigione, del corpo, della mente, dell’animo o di una qualsivoglia relazione, passa per quell’umile senso di integra purezza che è sentirsi degni di tutto l’Amore: senza necessità di condizione alcuna.
Sentirsi degni è la sola condizione.
#SiiReale

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