CHI SERVE IL GRAAL?
“Per tenere qualcosa, devi averne cura, per averne cura devi capire di che tipo di cura ha bisogno.” – Dorothy Parker
Nel ciclo arturiano, il Re pescatore è l’ultimo discendente della stirpe dei Re del Graal. Presenta menomazioni nel corpo e si muove a fatica: conseguenza, questa, dei suoi peccati commessi in passato.
Per peccato si intende ciò di cui non si è preso cura: le sue ferite interiori, abbagliato dalle ricche immagini del mondo esteriore.
Su questo piano di realtà sensoriale, tutto ciò che appare esterno ha un’origine e una causa interiore (per questo vedasi il mio post precedente: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10226785695842264&id=1046470417).
E, dunque, il Re non ha curato le sue ferite di avidità, di presunzione, di potere, di illusione.
Le difficoltà del Re si ripercuotono anche sul suo Regno, “la terra desolata” che è divenuta un deserto arido, come inaridito era il suo cuore.
L’unico in grado di curare il Re è cui che troverà il Graal: ovvero che lo ricongiungerà con la fonte della vita, l’Essenza o verità.
La guarigione del re avverrà all’arrivo di un uomo umile in grado di porre la misteriosa domanda dal duplice senso:
“Chi serve il Graal?
Colui che giunge al Graal né è servo o servito?
La risposta è:
“il Re del Graal serve il Graal”.
Il servizio offerto al divino incorona colui che si dona.
Esiste un principio quasi universalmente dominante della lotta tra il bene e il male. Raramente questo principio è interiorizzato: il nemico viene sempre rintracciato all’esterno.
Tuttavia, senza curarci di noi stessi, del nostro mondo interiore è impossibile guarire il mondo esterno.
Questa è una conoscenza così antica e condivisa da aver permeato tutte le storie, leggende, miti giunti sono a noi. Poiché era così largamente condivisa, è divenuta un colore di fondo: era oramai superfluo dipingerla in primo piano dal momento che tutti sapevano la sua verità. E così, con il tempo e non vedendola apparire, gli uomini ne hanno perso coscienza.
Eppure, siamo sempre tutti alla perenne ricerca della nostro Graal: di felicità, salute, amore, bellezza.
Ma, proprio come il Re ferito, siamo troppo malati per vivere ma non abbastanza per morire.
Quando si apre una ferita nella nostra interiorità, tutto il mondo che possiamo percepire (quindi il nostro mondo o il nostro Regno) sanguina allo stesso modo.
Siamo responsabili di tutto ciò che cade sotto i nostri occhi: questo è il vero potere.
Le ferite sono varchi: un lembo di carne si slabbra per portarci dentro e rivelare l’illusorietà di un confine invalicabile tra esterno ed interno.
Gli occhi, la bocca, le orecchie, la pelle e tutti i nostri orifizi sono feritoie o portali.
Tutto ciò che tocca il cuore, che fa vacillare la voce, che barcolla le gambe, che strozza il fiato, che chiude lo stomaco, che fa girare la testa, che indurisce le spalle, fa ballare le mani o cadere le braccia mette in atto questa sacra unione, realizza l’antico mistero: toglie il velo. Svela.
Ognuno di noi è Re di due Regni, quello interiore e quello sensoriale: in cui, il secondo è l’eredità del primo.
Chi serve il Graal?
Il Graal è il punto di congiunzione tra i due mondi: è qui che avviene la guarigione.
Il potere di guarire i propri Regni è nelle mani di chi stringe il Graal: di chi usa il mondo sensoriale per accedere al Regno interiore e di chi cura il Regno interiore per trasformare quello esterno.
A tal proposito, il poeta John Keats scriveva:
"Chiamate, vi prego, il mondo la valle del fare anima. Allora scoprirete a che serve il mondo".
#SiiReale
Tratto da: S. Ascoli “Cenerentola: l’inganno, l’anima e il Sang Real. Dalla causa dell’ignoranza alla comprensione del cuore.” Ed. Gilgamesh 2020.

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