PER FARSI ADULTI ...
Quante volte avete sentito dire o letto che al fine di diventare davvero adulti, al di là della propria età anagrafica, è necessario praticare l’uccisione metaforica del genitore?
Fare fuori il genitore equivale a farlo fuori da sé stessi: ogni individuo che non abbia dolorosamente costruito se stesso come uomo adulto, porta con sé due pesanti fardelli chiamati mamma e papà.
Li porta dentro come figure di autorità, obbedienza alle norme, limiti, autosvalutazione, senso di non essere abbastanza, di non meritare, di non poter rischiare; come giudice interiore. Oppure come senso di ribellione, protesta, disobbedienza, rabbia, anticonformismo.
Per quanto queste due posizioni possano sembrare lontanissime, sono due facce della medesima medaglia: entrambe rispondono al bisogno fondamentale di tenersi fermi sotto lo sguardo protettivo di mamma e papà.
Quand’è che hai ucciso metaforicamente i tuoi genitori?
E, soprattutto: l’hai fatto?
Non basta che siano defunti per poter dire di averli fatti fuori da sé.
Si può dire di avere ucciso le proprie figure genitoriali quando si accetta la visione di queste due figure come persone, individui; né giusti, né sbagliati; umani; degni o meno di stima ma comunque degni di compassione come qualsiasi altro essere vivente. Quando non c’è più bisogno di condannarli ma neanche di ricercare inconsciamente la loro approvazione.
Quando si riesce a discernere in sé stessi il figlio e la persona; quando si riesce a costruire un proprio sistema di valori a prescindere dal loro: a prescindere e non per analogia o per contrasto. E tanto altro.
Consideriamo ora che in ogni bambino, l’istinto dominante (e anche gli altri due) si modella in risposta all’ambiente di contenimento: cure genitoriali.
Nei nostri istinti, ordini biologici e depositi energetici, sono letteralmente incise le dinamiche relazionali con le nostre prime due figure di riferimento: la madre per il conservativo, il padre per il sociale, la triangolazione per il sessuale.
Ecco perché non si può veramente lavorare sulle relazioni primarie (da cui poi si svilupperanno tutte le nostre seguenti relazioni) se non si effettua anche un lavoro di consapevolezza e trasformazione degli istinti: mamma e papà restano lì, nelle nostre pulsioni inconsce. È come a dire che stiamo vivendo ancora con la loro energia e, quindi, non potremo superarli mai.
A dispetto della condizione emotiva che può essere sperimentata nella fase adulta, il bambino scalcia vistosamente in noi ricalcando lo stile affettivo e i modelli pulsionali sperimentati nella prima infanzia.
Una volta che si prende coscienza e si vede chiaramente il proprio copione pulsionale, si rendono necessari una revisione, un nuovo contratto dei nostri bisogni e desideri inattesi nel nostro percorso di crescita.
Per differenziarsi dalla famiglia non basta essersi allontanati o averla perduta. Per molti la famiglia di origine resta la prima e unica famiglia mai avuta, al di là della carrellata di volti che si sono succeduti nel corso della propria esistenza: non si perviene mai ad essere realmente creativi e generativi.
La vita chiama l’uomo fuori dal grembo. E lo fa non una volta sola al momento del parto!!!!
Colui che per incoscienza o indolenza rinuncia alla lotta per la vita è condannato a rimanere imbrigliato nella recitazione inconsapevole della propria infanzia.
Osare di volare laddove le proprie figure genitoriali non sono mai arrivate genera una paura inconscia di dimensioni gigantesche: non abbiamo le mappe, il libretto di istruzioni per spingerci fin là.
Così il copione pulsionale ci rimette nei ranghi di sicurezza; ci abbassa il volo tenendolo in rotte conosciute e monitorate; ci dà gli ordini biologici da seguire (non ho abbastanza energia; non ho abbastanza denaro o tempo; non fa per me; non mi piace; metterei a rischio la mia vita; rimarrei solo; soffrirei inutilmente; non sta bene; è moralmente inaccettabile; non posso permettermelo; etc) sino a indurci alla rinuncia della libertà, mascherando la rinuncia stessa da scelta o convenienza o, peggio, da condizione forzata come in caso di malattia propria o di un caro.
I nostri tre istinti sono pulsioni e correnti energetiche potentissime. Esprimono letteralmente in noi le forze della natura: gravitazionale, elettromagnetica e interazione nucleare forte.
Da piccolissimi ci hanno salvato la vita: sono istinti di sopravvivenza! Ma l’obbedienza cieca a tali modelli in età adulta ci condanna per sempre allo stato di sopravvivenza.
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Per chi fosse interessato stanno per prendere il volo 3 incontri on line sul lavoro pratico con i tre istinti:
✔️Come comunicano i 3 istinti (l’energia che si muove nel corpo)
✔️Come li interpretiamo (l’emozione il pensiero)
✔️Come reagiamo (il comportamento)
✔️Acquisire consapevolezza dei tre copioni pulsionali (minacce reali o immaginarie?)
✔️i 3 talenti di ogni istinto
✔️Ritiro delle proiezioni connesse alle strategie di sopravvivenza
✔️Come usare tutti i nostri 3 istinti in modo pertinente alle circostanze
✔️Sviluppare i livelli elevati dei 3 istinti
mercoledì 13 e 27 Marzo, 03 Aprile; dalle ore 19:00 alle 22:00.
Max 10 iscritti.
Quota di partecipazione: € 30,00 a incontro.
Iscrizioni a: siirealecounseling@gmail.com
Poiché durante gli incontri non si ripeterà la parte teorica sulle 3 pulsioni, a chi intenda partecipare si consiglia VIVAMENTE la visione dei relativi video:
Parte 1: (i 3 istinti e le distorsioni) https://youtu.be/IgLSbbFvFmA
Parte 2: (dominante, secondario e cieco) https://youtu.be/LTGrdjhWxW4
Parte 3: (istinti e personalità )
https://youtu.be/LyuZ56eYugI
Parte 4: (istinto conservativo)
https://youtu.be/4Mkofvp0P8A
Parte 5: (istinto sessuale)
https://youtu.be/qqL2HU0VYts
Parte 6: (istinto sociale)
https://youtu.be/ym4QG_aHSqE
Parte 7: (livelli elevati e luoghi comuni)
https://youtu.be/RWmp-V6unnw
#SiiReale

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