IL VUOTO CHE CURA

 



Finché siamo bimbi molto piccoli abbiamo ancora una percezione totale dell'Essenza: di tutto ciò che è.

Non avvertiamo separazione: tutto è Uno e questo ci fa sentire molto bene. 

Ci sentiamo amati da ogni cosa; protetti, al sicuro. E, quindi, amiamo sperimentare con coraggio, determinazione, gioia.


A un certo punto, nel nostro ambiente di contenimento assistiamo alla manifestazione di un qualche istinto: ira, paura, ansia, controllo, avidità, invidia.


Impariamo presto la distinzione tra: sì e no; si fa e non si fa; va bene e non va bene.


Nel continuum indistinto dell'Essenza si introduce una frattura: un vuoto o disconnessione.


Quel vuoto è per noi una ferita mortale: del resto siamo in una fase evolutiva in cui ogni cosa è questione di vita o di morte.


Quel vuoto procura in noi sensazioni paragonabili all'esperienza della morte: di morire.


È qui che per sopravvivere, sviluppiamo i nostri istinti di sopravvivenza, appunto: avvertiamo l'urgenza di colmare quel vuoto.


E come lo facciamo?


Imitando ciò che è venuto meno.


Quando è stata minacciata la nostra forza di essere individui, di saperci separare da vecchie strutture non più necessarie, imitiamo quell'Essenza con l'individualismo, il distacco, l'autosufficienza.


Se invece è la nostra gioia essenziale ad essere stata ferita, la fiducia in noi stessi e l'espansione, imiteremo quelle qualità mettendoci al centro dell'attenzione; rendendoci adattabili e inducendo gli altri a fidarsi di noi.


Quando la ferita tocca la Pace essenziale, il saper riposare nella parte più profonda di noi, senza pensieri, emozioni o sensazioni, la imitiamo perseguendo l'annullamento di noi stessi, l'autolesionismo o sfidando continuamente la morte.


A ben guardare, ogni nostro timore è paura di sentire quel vuoto.

Ogni nostro desiderio è un tentativo di riparo da quel sentire connesso al vuoto.


Quel vuoto di cui ci atterrisce fare esperienza è in realtà la medicina più potente che ci sia. 


Quel vuoto richiede di entrare al proprio interno e sentire, risentire quanto ci ha portati un tempo vicino alla morte: perché, nonostante tutto, siamo ancora vivi.


Il peggio è già passato.


#SiiReale

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