UN SANO SENTIMENTO DEL SÉ

 



L’amore che ti sei conquistato al duro costo della rinuncia a te stesso non riguarda te: amano l’accondiscendenza, non te; amano l’avvenenza, non te; amano la disponibilità, non te.

Cos’è un sano sentimento del Sé?

La certezza che sentimenti e desideri provati appartengano al proprio sé.

Da questa sicurezza sorge l’autostima.

Ovviamente, la stragrande maggioranza dei nostri desideri come del nostro sentire è determinata da più fattori:

Memorie genealogiche
Indottrinamento
Condizionamento
Natura del carattere (mentale, emotivo, viscerale)
Carattere
Istinto (conservativo, sociale, sessuale)
Alimentazione
Postura
Credo
Influenze sottili

La persona con un sano sentimento del Sé sente legittimato il proprio sentire: essere triste, aver bisogno, essere arrabbiato o ferito, provare gelosia, avere paura, insicurezza, timidezza, frustrazione, possono essere liberamente vissute senza temere di perdere l’amore o il rispetto altrui, né temere di ferire o spaventare l’altro.

Un sano sentimento del Sé equivale ad avere la libertà di provare ciò che si prova, senza temere giudizio alcuno, né la preoccupazione di essere odiato o di procacciarsi amore.

Questo sano sentimento del Sé si conquista rielaborando i bisogni insoddisfatti della propria infanzia, allorquando, per sopravvivere, ci siamo conformati alle aspettative dei nostri genitori mettendo da parte il nostro reale sentire per appagare i bisogni impliciti della mamma o del papà.

Laddove al bimbo sia mancato il rispecchiamento, la continuità, la costanza, l’affidabilità,  il nutrimento (e questo non include solo il cibo) avrà sviluppato quegli atteggiamenti di cui la madre o il padre avevavano bisogno: questa strategia di sopravvivenza gli avrà garantito l’”amore” della famiglia, ma alla lunga gli impedirà di essere se stesso.

In questi casi, i bisogni naturali del bambino non vengono integrati nella personalità ma scissi o rimossi.

L’antica e sacra ferita del bambino non amato per ciò che è ma per ciò che ci si aspetta debba essere (per soddisfare bisogni e mancanze genitoriali) produrrà, nell’adulto, la ricerca di tutta una serie di surrogati illusori fino (a volte) ad attirare un partner con tratti depressivi, che assuma su di sé la propria ferita negata; che manifesti il dolore rimosso: la negazione delle proprie autentiche emozioni e sensazioni per quell’adattamento iniziato in un’infanzia in cui l’unico senso dell’esistenza era fare contenta la mamma.

Per liberarsi da surrogati illusori e false idee di sé è necessario riconoscere ed esplorare la dimensione di “non amore” che ha caratterizzato l’amore dei nostri genitori.

Accanto al loro desiderio di amore campeggiavano i propri bisogni e mancanze, personali e relazionali, per i quali il bambino è stato forzatamente eletto a compensazione.

Fin quando non viene effettuata un’opera di discernimento tra amore e non-amore, nell’adulto rimarranno con-fuse le proprie istanze interne:

"chi desidera una realizzazione economica dentro di me? Chi ha veramente scelto il mio partner?  Dove nasce la mia predilezione per la solitudine, l’ordine, l’ironia, etc?"

Senza quest’opera di discernimento, l’adulto resta a tutti gli effetti un bambino: indaffarato a realizzare un mondo comodo per mamma e papà.

Poco importa che questo adulto bambino senta di essersi ribellato alle figure genitoriali e veda se stesso come un disobbediente dell’autorita’ familiare: quella ribellione ha il solo scopo, seppur inconscio, di legittimare ancor più le figure di mamma e papà.

Quando finalmente riconosciamo, con dolore, di non essere stati amati (attenzione: non si tratta di riconoscere di non essere stati amati come avremmo voluto, ma di non essere stati amati) e smettiamo di imitare quel falso modello di amore, allora potremmo avvicinarci al perdono dell’altro e di noi stessi: a legittimare il proprio sentire per il solo fatto di sentirlo.

Con-fusi con l'amore, i nostri genitori avevano i propri dolori, impulsi, istinti, sensi di rivalsa, invidie, bisogni, compiacenza, rabbie, formalità, avarizie, insicurezze, controllo, dominio, etc.

Nostro malgrado, ognuno di noi si è conformato a questo confuso modello di amore e, ancora oggi, inconsciamente, lo va cercando o ne cerca surrogati.
Nostro malgrado, a questo modello abbiamo abdicato ciò che realmente siamo: l'Essenza o nostra vera natura.

L'adulto sano è colui che ha perdonato e si è perdonato, legittimando con amore ogni sentire.

#SiiReale




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