PAURA, VOLONTÀ, VITALITÀ
Come i pesci nell’Oceano non vedono l’acqua, così l’uomo di oggi non vede più la paura: vi è immerso dentro; ci nuota, la respira e se ne nutre.
La paura è il nemico principale della vitalità e della volontà.
Se non riconoscete la vostra paura vi basti considerare quanta vitalità e volontà avete.
Quando volontà e vitalità sono sane, spontaneamente affiorano in noi nuovi obiettivi da raggiungere, il cui solo scopo reale è potenziare ancora di più volontà e vitalità.
La vitalità si trasforma naturalmente in gioiosità festosa e contagiosa.
La paura invece paralizza la volontà cosciente: di conseguenza si inizia a vivere con il pilota automatico: si portano avanti routine, copioni.
Riducendo la forza vitale, la paura rende estremamente difficile la presenza e la consapevolezza, per cui non ci si accorge più nemmeno di star vivendo un loop a memoria: difficoltà, circostanze si ripetono identiche ma camuffate quel poco che basta per ingannare la mente e illuderci di andare avanti.
Così come i nuovi obiettivi fortificano volontà e vitalità, le ripetizioni automatiche figlie della paura, le indeboliscono ulteriormente.
L’autoanalisi o il ricorso a una guida che ci permetta di vedere gli aspetti nascosti della mente è fondamentale per individuare le tendenze o aree di paura che ci ostacolano.
Ognuno di noi ha doveri specifici in un disegno di vita specifico: ognuno di noi ha un ruolo, un compito e una missione da svolgere. Se siamo buoni figli o buoni amici ma non compiamo il dovere per cui siamo chiamati a vivere, siamo accidiosi. Potremmo vivere un’esistenza iperattiva e sempre impegnata; essere grandi e onesti lavoratori, ma se non scopriamo e realizziamo la missione della nostra anima, restiamo accidiosi.
Come si fa a riconoscere la propria missione?
Ce la rivela l’anima.
E come si fa per sintonizzarci sulla voce dell’anima?
Eliminando i filtri di paura e i loro camuffamenti.
Un tipico camuffamento della paura è “non ne ho voglia/non mi piace”.
So che dovrei fare qualcosa che è bene per me ma non ne ho voglia/non mi piace. E mi fermo lì, senza indagare cosa si nasconde dietro questo camuffamento.
“Non ho voglia/non mi piace” va bene per un bimbo molto piccolo ma un adulto non può restare schiavo dei propri istinti. Nessuno pretende che qualcosa di necessario debba essere fatto con piacere, ma che vada comunque fatto. Le cose si fanno per infiniti motivi: per disciplina, per necessità, per coerenza, per bisogno, per allenare se stessi, per un obiettivo maggiore, etc. E si possono fare con infiniti stati d’animo: con frustrazione, con dolore, con indifferenza, con serenità, con entusiasmo, con pazienza, con stanchezza, etc.
Vivere è come avere a disposizione tutti gli strumenti musicali esistenti: possiamo suonare sempre il solito brano con lo stesso strumento o mettere su un’orchestra sinfonica.
È questione di volontà e vitalità.
O di paura.
Per molti, fare le cose senza voglia o senza piacere equivale a una violenza autoinflitta: non sono più consapevoli della schiavitù imposta loro dagli istinti. Non si è mai liberi se si obbedisce a “non ne ho voglia/non mi piace”.
In realtà è come dire: “non ho scelta. Io so fare solo quello che mi va e mi piace. Conosco solo quel modo. Quindi non ho scelta. La mia vita è finita quando ho appreso ciò che mi piace o che mi va”.
E’ davvero finita la vita di queste persone: hanno toccato il primo confine di ciò che sanno su se stessi: “mi va e non mi va”. E non si sono mai spinti oltre. Hanno vissuto tutto il tempo chiusi in una sola stanza, senza poter esplorare il resto della casa, del quartiere, della città, della regione, dello stato, del continente… senza terre, senza cielo, senza mare e senz’anima con cui parlare.
Soli: senz’anima.
Le abitudini hanno un forte potere magnetico: sono calamite che attirano gli oggetti corrispondenti al proprio spettro.
L’abitudine di coltivare la schiavitù o un limite (“non mi va”) attirerà limiti e schiavitù.
Alcuni sono erroneamente convinti che continuare a fare solo ciò che piace loro, alzerà la vibrazione del piacere.
Questa convinzione è ignara di una legge universale: tutto ha polarità.
Quanto più mi concentro sul piacere, tanto dovrò fare esperienza del dolore.
La volontà umana ha evidenti limiti.
Non è così per quella divina: “Sia fatta la sua Volontà”.
Ogni qual volta si riesce a sintonizzarci sulla Volontà divina, non conosciamo limiti. Ma per farlo è necessario rimuovere i filtri di paura che bloccano la comunicazione con l’anima.
Sembra un cane che si morde la coda: “come posso rimuovere le paure per attingere alla volontà se non ho volontà per rimuoverle?”
Questa è un altro tipico camuffamento della paura.
In realtà, il fatto di rimuovere i propri filtri di paura è precisamente una Volontà divina. A noi è sufficiente l’intenzione, l’iniziativa e un briciolo di perseveranza: se indichiamo di avere questa predisposizione, saremo sorprendente inondati da un’energia potente a nostra disposizione.
Oggi sono noti e disponibili infiniti strumenti per liberarci dai filtri delle paure e esercitare la volontà, coltivare la vitalità: dal counseling evolutivo alle meditazioni dinamiche.
Il primo passo è sempre prendere atto, senza più scuse o camuffamenti, delle nostre paure e dedicarsi a liberare i propri territori interni da questi invasori: una paura per volta, un obiettivo alla Così si costruisce la libertà.
Ci sorprenderà notare quanta energia e vitalità si possono liberare affrontando e sconfiggendo un invasore.
Di questo e molto altro parleremo in un incontro gratuito on line, lunedì 23 Dicembre, ore 20:00, su zoom.
Prenotazione obbligatoria a siirealecounseling@gmail.com
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