Io sto bene? E cosa è il tempo? Pillola rossa o pillola blu? L'alimentazione naturale e la coscienza di Sé

La maggior parte di voi è abituata a pensare al cibo esclusivamente in termini di appagamento, gusto, punizione o  fuga. 

Volevo fare una bella introduzione … ma prendo atto che dovrò già fermarmi per spiegare l’ultimo termine: fuga. In che modo il cibo è una fuga? Si mangia per fuggire dalle proprie frustrazioni e dalle proprie gioie; dalla noia e dal dolore; dal terrore che il piacere abbia preso una strada che non incrocia la propria o che la solitudine abbia invece trovato accogliente ospitalità tra le nostre mura.

Pochissimi tra voi incominciano ad affacciarsi all'idea di cibo come medicina (senza dover tirare in ballo l’ormai celebre frase di Ippocrate). Per parlare di cibo come medicina bisogna innanzi tutto ripristinare un concetto ormai fuori moda: la nutrizione, ovvero il complesso di quelle funzioni dell’organismo  che consentono di trarre dagli alimenti quelle sostanze in grado di  condizionare e garantire la sopravvivenza, la crescita, lo sviluppo e l'integrità di un essere vivente.

 Parlare di cibo come di nutrizione oggi non è certo funzionale ad accaparrarsi le simpatie dei più! Ogni qual volta mi trovo per lavoro a spiegare l’argomento mi sento rispondere: “ma anche l’occhio vuole la sua parte! Ma se non ho un po’ di gusto mi sembra di non aver mangiato; se non ho il dolce a fine pasto è come se il pasto non dovesse finire mai; se riduco il sale non sa di niente! Ma un pezzettino di cioccolata al giorno lo posso avere? Un bicchiere di alcool al giorno, lo posso avere? Una  schifezzina al giorno, la posso avere? Solo un cornetto al bar? Va bene, i formaggi li elimino tutti, ma il parmigiano, la ricottina e la mozzarella di bufala li posso tenere? Sono d’accordo a limitare la carne ma il prosciutto a fine pasto lo posso tenere almeno solo a pranzo? No, se mi togli il formaggio/vino/zucchero/caffè/alcool la mia vita non ha più senso ….”


A questo punto dovrei imbastire un discorso sul senso della vita … o quantomeno sulla capacità di vederla la vita … o sul desiderio inconfessato e impertinente di fuggirla per tutta la durata della propria esistenza, la vita!
Perché è questo che in fin dei conti si sta facendo.
Ma se  ogni volta intraprendessi questo tipo di discorso  gli incontri in studio si espanderebbero a dismisura e così pure le mie parcelle! Dunque, qualche verità ogni tanto va taciuta in onore di quella maledetta consuetudine professionale!

A differenza della narcosi da buona forchetta che impera in Occidente, in Oriente la nutrizione ha da sempre accompagnato la medicina: ne è parte integrante ed imprescindibile. Ogni medico Cinese conosce le basi della nutrizione mentre un medico di base in Italia di fronte ad un’otite o un’adenoidite continua a consigliare (accanto agli immancabili antibiotici) una bella tazza di latte caldo (peraltro ricca di altrettanti antibiotici)  per rincarare la dose di muco e infiammazione!

Accanto alla nutrizione come medicina, in Oriente il cibo gode di un’altra importantissima prerogativa: quella di riportare l’uomo ai ritmi della natura. E’ ormai noto che quanto più ci si allontana dai dettami naturali tanto più si incorre in ciò che noi (grossolanamente) definiamo malattia. E’ la coscienza dei ritmi che ci circondano, nei quali siamo immersi: ai quali dobbiamo l’accordo in cambio dell’armonia. 

Questo delicato quanto complesso sapere non è solo ad appannaggio della medicina tradizionale Cinese e dell’Oriente. Tutte le antiche tradizioni , fintanto che l’esistenza era scandita dall’osservanza delle leggi naturali, amministravano tale sapere (basti pensare alla vicina scuola Salernitana, ferratissima nell’uso terapeutico delle piante e che nel Medioevo considerava la medicina “l’ars – nel senso di scienza- di manipolare il mondo vegetale  per curare malattie, dispiaceri,  dare consigli sulla sana dieta da tenere). Non mi riferisco soltanto ai cicli lunari o alle stagioni, alle erbe che possono essere mangiate perché apportano nutrimento e quelle che devono essere evitate poiché in un dato periodo lavorano non per l’uomo ma per la terra (la lattuga in estate non andrebbe mangiata poiché ha il compito di ripulire la terra, pertanto si carica di “veleni”, così come la canapa assorbe diossina, il riso arsenico, etc).  

Gli eventi naturali forzano i cicli biologici dell’uomo: v’è tra la Natura e l’uomo una comunicazione che attende una risposta, un’interdipendenza e un invito alla danza. Per averne anche solo una pallidissima idea può essere sufficiente pensare al tempo. Oggi nessuno ha più il tempo. Ma cosa è il tempo se non un ritmo naturale, una ciclicità? La parola “tempo” è di origine indoeuropea e deriva dalla radice greca temno, che significa “dividere”, la stessa radice che ritroviamo nella parola “tempio” (dividere lo spazio). Il tempo sono il sole e la luna, le stagioni, il giorno e la notte; il seme e la pianta; il frutto e la terra, il gallo e la civetta, la festa e la fatica.
No, oggi non abbiamo più tempo. Di questo ne ho certezza. Non abbiamo più il tempo dacché siamo rimasti soli a danzare quello che era un passo a due.

La conoscenza del valore nutrizionale, terapeutico, energetico e spirituale dei cibi, ha sempre fatto sì che si potesse scegliere la dieta più adatta in base al carattere o alla personalità di un individuo, piuttosto che alle prove da affrontare, ai blocchi mentali da superare, alle tendenze da smussare o a quelle da integrare. Ogni alimento ha un suo effetto puro o in combinazione con altri alimenti: esiste, da sempre, un’educazione all’igiene mentale che passa attraverso l’alimentazione.  Ci sono cibi che tendono ad agitare i cuori o le coscienze; altri che sedano il rimuginio mentale tipico dell’uomo che ha smesso di ascoltare e di ascoltarsi (è l’uomo-mente: quello che fa rumore!); altri che inducono all’osservazione  e alla liberazione dal proprio passato;  così come altri ci ancorano ai nostri traumi; cibo come narcosi o sonnifero esistenziale; condotte alimentari che favoriscono il distacco oppure la dipendenza; alimenti che ci immergono nell’emotività ed altri che sostengono il pensiero razionale;  sostanze che rafforzano il senso di individualità o di appartenenza; alimenti a cui si lega uno stato di depressione o di euforia, di pace e benessere o d’ansia e frustrazione; ci sono cibi che stimolano la sensazione di noia e altri che fanno sperimentare l’essere appagati.

Grazie all’epigenetica oggi sappiamo che i nutrienti hanno un impatto sui nostri geni: ogni alimento ingerito modifica il nostro stato, la nostra energia, la percezione, la sensibilità, il pensiero, la capacità empatica nonché la composizione delle nostre cellule. Ogni alimento altera la nostra chimica e quindi ogni nostro processo fisico, mentale, emotivo, spirituale. Le molecole degli alimenti sono messaggeri che informano le cellule del nostro corpo, modificano il sistema endocrino, quello immunitario, etc.
Attraverso una scelta consapevole dei cibi  si sperimenta una conoscenza più raffinata della propria personalità, sino a poterla ridefinire o addirittura superare. Non è un mistero né una novità l’uso attento dell’alimentazione che da sempre si fa nelle pratiche spirituali.

Molti mi chiedono: “cosa devo mangiare per star bene?”
 Io  rispondo loro: “ cosa vuol dire per te star bene?”
 La maggior parte  non sa rispondere se non elencando una soppressione di sintomi che vanno dalla stitichezza, alla pancia gonfia, all’emicrania  al mal di schiena. Ma quasi nessuno sa cosa voglia dire star bene.  E non è una cosa che si può insegnare. Stare bene non è un pensiero, né un’opinione; non è una sensazione né un’assenza di dolori. E’ uno stato dell’essere, per certi versi simile  all’entusiasmo . Non ha cause contingenti … è una nota non suonata eppure persistente.
Stare bene non si insegna e non si spiega. Se ne può fare solo l’esperienza. Ed alcuni incominciano a scoprirlo dopo qualche settimana di nutrizione naturale. Allora è una gran festa della Vita per la Vita.

Tempo fa una persona me lo descrisse così: “dopo qualche giorno è stato come se avessi preso finalmente la pillola rossa” (pillola Rossa o pillola Blu? Matrix).



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Sara Ascoli
Sii Reale


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