DIALOGO ALCHEMICO CON UN NON NATO


Nei giorni scorsi ho proposto delle riflessioni sull'isolamento: quello evidente a tutti e da ognuno vissuto/subito in questo periodo di prescrizioni contenitive.
C'è un altro isolamento di cui ho scritto:


quello che ognuno di noi ha inflitto alla propria Ombra; agli aspetti della nostra psiche che consideriamo poco edificanti; di cui ci vergogniamo; che non sappiamo accettare.

Oggi voglio scendere un altro gradino più in basso e penetrare più a fondo nell'inferno personale di ognuno.

Gli alchimisti lo chiamano V.I.T.R.I.O.L. a cui a volte si fanno seguire le lettere V.M. ovvero, "visita interiora terrae rectificando que invenies occultum lapidem, veram medicinam", che tradotto è: " visita l'interno della terra e rettificando (con più purificazioni) troverai la pietra nascosta che è la vera medicina".

Scendo, dunque, nell'interno della terra e faccio visita ai demoni mai nati, agli aborti psichici ed emotivi.

"Chi sono?", chiedi tu.

Sono i feti deformi e ciechi della gioia, del dolore, del pianto, dell'umiltà, del perdono, dell'aggressività, della Grazia, del coraggio, della fantasia, della bellezza e dell'estasi.

"Perché sono aborti deformi e ciechi?"

Perché non li avete portati alla luce; non li avete messi al mondo.

In ogni istante siete gravidi di Spiriti celesti o inferi: questo pantheon che attende la manifestazione abita in ogni umano essere. Questo Olimpo che vive in un non luogo, dentro di voi, chiede a ogni istante di scendere sulla terra.
Per lo più, condannate questi spiriti a vagare eternamente nell'oltretomba.

Ecco che l'uomo si fa tramite tra Olimpo e Ade: sta nel mezzo e deve apprendere a scendere come a salire per ricongiungere anima e spirito; i prigionieri mai nati e le virtù eterne.

"Come non nasce uno spirito oscuro?"

Ecco, è quell'istante in cui avresti chiesto perdono ma la voce non si pronuncia.
È un istante che sovrasta il tempo ma non si fa divenire: talmente impercettibile quell'attimo di eterno che i più non lo registrano, non osano.

"Bastava davvero pronunciare la parola "perdono" invece di sbattere la porta?"

Sì.

"Perché non lo si fa, allora?"

Perché quel suono apre un varco eterno: spalanca gli inferi e, quindi, il terrore di essere ingoiati dal regno dei morti; di non saper più tornare.
Pensi che "perdono" se ne stia tutto solo nell'inframondo?
Oh, no. Nient'affatto!
Chi osa disseppellire "perdono" lo troverà accanto ad "umiliazione", "ingratitudine", "abbandono" e altri spettri oscuri.
Portare alla luce queste entità, o metterle al mondo, è mortificante. Lo è letteralmente: implica morire a se stessi. È proprio così: ci si sente morire.

"Ma che dici? Hai appena detto che è un mettere al mondo: come si può sentire di morire?"

Ricordi l'istante della tua nascita?

"Ovviamente: no".

Mentre la tua mamma, il tuo papà, l'ostetrica e qualche infermiera  salutavano festanti il momento in cui stavi venendo alla luce, per te era la fine del mondo: tutto ciò che conoscevi sino a quel momento, il calore del corpo della mamma, il suono del suo cuore, la protezione, l'essere un solo corpo, il venire nutrito, respirare attraverso il suo respiro ....tutto questo muore. L'universo che avevi abitato per 9 mesi, ovvero la tua intera vita, in un solo attimo crolla e ti espelle: ti sembra di non poter più respirare, di congelare ...di morire. È un istante. Ma è così.

"Ed è così ogni volta?"

Ogni volta è così: potresti rinascere se attraversassi l'orrore di poter morire.

"In quanti altri modi ricaccio spiriti nell'oltremondo invece che portarli alla luce?"

Hai mai pianto per il canto di un uccello all'alba?

"Non credo proprio".

Poche cose sono così pure come quell'espressione di gioia vitale! Come mai quella gioia non la senti? Come mai non nasce?

"Mi sentirei uno stupido ....credo".

Sì. E ne moriresti?

"Ma no..."

Ma sì.
Ne moriresti. È stato già scritto: "'Elohiym ci ha comandato così, perché se lo mangiassimo moriremmo" . E il serpente le disse: "non è vero. Non morireste. E 'Elohiym sa che quando mangerete quel frutto i vostri occhi si apriranno e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male".
Se osassi disseppellire quella gioia e osassi sentirti stupido, morirebbe di te l'idea di essere stupido; morirebbe in te l'idea che esistano stupidi; morirebbe l'idea che un'emozione sia stupida. Quante volte sei quell'idea? Saresti pronto a perdonare ogni persona che hai considerato stupida? Saresti pronto a donare loro la stessa luce che doneresti a te stesso? Come dovrebbe cambiare il tuo modo di vedere? Come cambierebbe il mondo intero? Tutta quella luce ti accecherebbe: per un istante.
Per un istante resteresti senza fiato: per un istante.
Per un istante ti mancherebbe la terra sotto i piedi: per un istante.
Sì: ne moriresti. Per un istante.
E poi i tuoi occhi si aprirebbero.

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Sara Ascoli
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